sabato 29 agosto 2009

basta andarci al supermercato


La desistenza è la strategia vincente. Desistere Desistere Desistere. Non c’è altro modo.
Estraniarsi dalla lotta, per vincere la guerra. Purtroppo l’ho capito troppo tardi, a bocce ferme, quando era già tutto finito. Non era a Sun Tzu che dovevamo guardare, ma al Mahatma Gandhi, era lui la chiave di volta. La desistenza è l’unica via percorribile per la rivoluzione. Solo praticando la desistenza si può mettere davvero in ginocchio il nemico capitalista. Perché mentre si desiste, la guerra prosegue da sé, come la giornata scorre mentre si scarica un film da internet. Una desistenza apparentemente mite, che non desta sospetti, ma mille volte più efficace di qualsiasi azione terroristica. Bisogna desistere dal desistere, è questo il concetto. Arrendersi al consumismo, al conformismo, al turismo, al divismo, al buonismo, al bipartitismo, al carovita, al caropetrolio, all’inflazione, alla mondializzazione, alla privatizzazione, alla delocalizzazione, alla rateizzazione, arrendersi a tutto. La resa porterà alla vittoria finale, ne sono certo. Bisogna consumare il più possibile, smettere di fare la raccolta differenziata, buttare un oggetto anche se si può aggiustare, bisogna prendere l’auto anche per brevi spostamenti, e , quando possibile, anche più di un’auto a persona, bisogna lasciare le luci accese e anche i riscaldamenti e l’aria condizionata, magari con le finestre aperte in spregio al ciclo di Carnot, bisogna mandare la lavastoviglie senza aspettare che sia a pieno carico, fare il bagno invece della doccia, non bere mai l’acqua della cannella ma solo carissima acqua minerale, possibilmente di fiordo, e via via gesti di questo genere. Gesti all’apparenza innocui, che sembrano all’ordine del giorno, e invece minano il sistema e accelerano la fine. Erodere la società dal di dentro, smontare il grande meccano mettendosi in tasca una vite alla volta, dissipare risorse e devastare il pianeta senza dare nell’occhio, produrre ricchezza a breve e povertà a lungo termine, raccogliere oggi per seminare domani. E’ la gallina che voglio, anzi, il pollo, e arrosto, dell’uovo non so proprio che farmene. Solo così spianeremo la via alla catastrofe e porremo le basi per una futura rinascita.
E’ il mite consumista il vero prototipo del rivoluzionario, è l’uomo medio il superuomo, il cittadino comune il kamikaze della società, altroché. Non c’è affatto bisogno di farsi esplodere in un supermercato, basta andarci al supermercato, portare la moglie all’Ikea, i figlia a Eurodisney, sottoscrivere l’abbonamento Sky e farsi un giro a Mediaworld sotto natale. E tutto questo, prima o poi, finirà. E’ solo questione di tempo.

>> Come ho perso la guerra >> Filippo Bologna

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