giovedì 30 ottobre 2008

autoritratto #1

mi piacciono le albicocche. questo lo so. mi piace aprirle a metà togliere il nocciolo e spremerle spatacciando la polpa matura, vedere le sfumature l’arancio più caldo al centro, e intanto sentirne il profumo, mi piace quando mi lasciano quasi il solletico in gola.

mi piacciono le castagne. mi piace avere idee nuove. mi piace non farmi condizionare. mi piace quando una cosa devo farla per forza se no non ho pace. non mi piacciono i conoscenti. mi piace il mio istinto. mi piace dormire al sole.mi piacciono gli occhi quando sembra che ardano.mi piacciono i libri scritti in prima persona.mi piace Parigi, soprattutto quando è nuvoloso.mi piace il suono della fisarmonica. odio le costrizioni, le regole stupide, le soluzioni sbrigative.mi piacciono i vestiti a righe dai colori impossibili, la musica gitana. mi piace chi è goffo instabile sbilanciato. mi piace la pancia. mi piace il vento. mi piacerebbe vivere sola in un bilocale a milano, arredato ikea. mi piacerebbe che mi riuscisse una torta. mi piace chi sa fare le cose per se. mi piacerebbe essere indaffarata, ma son troppo pigra. mi piace la prima impressione. non mi piace il caffè ma mi piace averne bisogno. mi piace dare. non sopporto che prendano. odio la paura.

mon devoir

come è difficile per me scoprire qualcosa di me.
com’è difficile per me dare giudizi.
allora adesso, per compito, faccio entrambe le cose.
ho visto questo film. La classe entre les murs..ha vinto a Cannes. mi è piaciuto? non direi. lo consiglierei? no, cercherei di mettere in guardia sul fatto che non c’è una storia che si sviluppa, che non emergono sentimenti forti, che non è coinvolgente, che si tratta più di un documentario sulle scuole di frontiera. (wow che brava che son stata e poi tanto sarà già sceso)
però mi ha lasciato qualcosa.
il professore ha dato ai suoi ragazzi il compito di fare un autoritratto di sé, descrivendo chi sono attraverso ciò che gli piace e non gli piace.
e per brevi o lunghi che fossero, gli autoritratti, smozzicati o teneri, impostati o imbarazzati pareva davvero venisse fuori qualcosa di unico.
la paura è sempre quella. quella che non ci descrivano completamente. ed anche quell’altra, che ci incasellino senza la possibilità di cambiare.
ma voglio provarci.
(oh quante storie per scrivere due cavolate sul mi piace o non mi piace. e allora? Ligabue Frida Kahlo o Vincent Van Gogh come si saranno sentiti col pennello in mano a fare il loro autoritratto?)

mercoledì 29 ottobre 2008

dove sparisci?


Aveva un metodo tutto suo per isolarsi, che faceva uscire sua madre dai gangheri.
"dove sparisci quando fai così?", "come così?", "quando hai quella faccia imbambolata e gli occhi vitrei, come un pappagallo".

>> Qualcuno con cui correre >> David Grossman


già..dove sparisco? ma soprattutto perchè?

lunedì 20 ottobre 2008

quali scelgo?

GRAZIE A TUTTI

chi si é lasciato cadere sul fondo


Dove vanno a finire i calzini
quando perdono i loro vicini
dove vanno a finire beati
i perduti con quelli spaiati
quelli a righe mischiati con quelli a pois
dove vanno nessuno lo sa

Dove va chi rimane smarrito
in un'alba d'albergo scordato
chi é restato impigliato in un letto
chi ha trovato richiuso il cassetto
chi si butta alla cieca nel mucchio della biancheria
dove va chi ha smarrito la via

Nel paradiso dei calzini
si ritrovano tutti vicini
nel paradiso dei calzini..

Chi non ha mi trovato il compagno
fabbricato soltanto nel sogno
chi si é lasciato cadere sul fondo
chi non ha mai trovato il ritorno
chi ha inseguito testardo un rattoppo
chi si é fatto trovare sul fatto
chi ha abusato di napisan o di cloritina
chi si é sfatto con la candeggina

Nel paradiso dei calzini..
nel paradiso dei calzini
non c'è pena se non sei con me

Dov'è andato a finire il tuo amore
quando si é perso lontano dal mio
dov'è andato a finire nessuno lo sa
ma di certo si troverà là..

Nel paradiso dei calzini
si ritrovano uniti e vicini
nel paradiso dei calzini
non c'è pena se non sei con me
non c'è pena se non sei con me


>> il paradiso dei calzini >> da solo >> vinicio capossela


un regalo inaspettato..che mi ha trovata impreparata,
anchilosata nel ricevere..già altre volte erano affiorati i preoccupanti sintomi dell'aMecipensodaMe.
un regalo denso. una bevanda calda che mi scioglie un pò, una tazzona di poesia da assaporare.

grazie

a chi me l'ha fatto trovare nella cassetta della posta.


p.s. anche voi che passate di qua in cerca dei calzini di vinicio..per favore votate al sondaggio ;-)

mercoledì 15 ottobre 2008

pregustando

pag.7 "Io e la mia ombra ci siamo messi in cammino"
pag.362 [..]e Tamar pensò che non aveva mai incontrato nessuno con cui si sentiva tanto bene tacendo.

in mezzo:

tra il prendere e il lasciare


Tempo fa riflettevo. Cosa fa un corpo per mantenersi in vita? Due cose
solo. Mangia e fa la cacca. È semplice. Ma andiamo avanti e meditiamo.
In buona sostanza la differenza tra quello che abbiamo mangiato e la
cacca che abbiamo fatto siamo noi. Capito? Siamo solo uno stupido resto.

Il netto rimasto tra il prendere e il lasciare.


>> Sola come un gambo di sedano >> Luciana Littizzetto

martedì 14 ottobre 2008

oggi

oggi sono OTTIMISTA,
penso che la vita possa riservarmi ancora un sacco di cose mErAvIgLiOsE,
ad esempio..potrei diventare un'alcolizzata.

lunedì 13 ottobre 2008

hai voglia?


L' angoscia che dà una pianura infinita? Hai voglia di me e della vita,
di un giorno qualunque, di una sponda brulla? Lo sai che non siamo più nulla?
Non siamo una strada né malinconia, un treno o una periferia,
non siamo scoperta né sponda sfiorita, non siamo né un giorno né vita..



Non siamo la polvere di un angolo tetro, né un sasso tirato in un vetro,
lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo, non siamo, non siamo...
Si fa a strisce il cielo e quell' alta pressione è un film di seconda visione,
è l'urlo di sempre che dice pian piano:
"Non siamo, non siamo, non siamo..."


>> quello che non >> Francesco Guccini


perciò di che ti preoccupi?

domenica 12 ottobre 2008

postumi da concerto


Giornate senza senso, come un mare senza vento,
come perle di collane di tristezza...
Le porte dell'estate dall' inverno son bagnate:
fugge un cane come la tua giovinezza.
Negli angoli di casa cerchi il mondo,
nei libri e nei poeti cerchi te,
ma il tuo poeta muore e l' alba non vedrà
e dove corra il tempo chi lo sa?

>> Un Altro Giorno E' Andato >> Francesco Guccini



Non capisci quando cerco in una sera
un mistero d' atmosfera che è difficile afferrare,
quando rido senza muovere il mio viso,
quando piango senza un grido, quando invece vorrei urlare,
quando sogno dietro a frasi di canzoni,
dietro a libri e ad aquiloni, dietro a ciò che non sarà...
Vedi cara è difficile a spiegare,
è difficile capire se non hai capito già...

>> Vedi cara >> Francesco Guccini




Io ora mi alzo tardi tutti i giorni, tiro sempre a far mattino,
le carte poi il caffè della stazione per neutralizzare il vino,
ma non ho scuse da portare, non dico più d'esser poeta,
non ho utopie da realizzare: stare a letto il giorno dopo è forse l'unica mia meta...
Si alza sempre lenta come un tempo l'alba magica in collina,
ma non provo più quando la guardo quello che provavo prima.
Ladri e profeti di futuro mi hanno portato via parecchio,
il giorno è sempre un po' più oscuro, sarà forse perchè è storia, sarà forse perchè invecchio...

>> Canzone Delle Osterie Di Fuori Porta >> Francesco Guccini

venerdì 10 ottobre 2008

stasera, concerto


Vorrei con te da solo sempre viaggiare,
scoprire quello che intorno c'è da scoprire
per raccontarti e poi farmi raccontare
il senso di un rabbuiarsi e del tuo gioire ;
vorrei tornare nei posti dove son stato
spiegarti di quanto tutto sia poi diverso
per farmi da te spiegare co'è cambiato
e quale sapore nuovo abbia l'universo.
Vedere di nuovo Istanbul o Barcellona
o il mare di una remota spiaggia cubana
o un greppe dell'appennino dove risuona
fra gli alberi un'usata e semplice tramontana
e lo vorrei...
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei
ed io
Vorrei restare per sempre in un posto solo
per ascoltare il suono del tuo parlare
e guardare stupito il lancio, la grazia, il volo
impliciti dentro al semplice tuo camminare
e restare in silenzio al suono della tua voce
o parlare parlare parlare parlarmi addosso
dimenticando il tempo troppo veloce
o nascondere in due sciocchezze che son commosso.
Vorrei cantare il canto delle tue mani
giocare con te un eterno gioco proibito
che l'oggi restasse oggi senza domani
o domani potesse tendere all'infinito.
e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei
ed io


>> Vorrei >> Francesco Guccini


ma non oso più dirtelo. non portarmi via anche questo.

giovedì 9 ottobre 2008

voglio un pò di poesia


Solo i pazzi sanno amare
non fanno indagini sul cuore
non si chiedono se è giusto o no sognare

Solo i pazzi sanno andare
li dove il tempo è un illusione
sanno che l'eternità è una stagione

noi siamo qui così delusi annoiati
inconsolabili perchè io sò che
solo i pazzi sanno dare
quel che ho perso con te
la voglia di giocare
non è giusto che tu chiami amore questa malinconia
voglio un pò di poesia

solo i pazzi sanno amare
ma senza limiti e paure
non confondono una lacrima col mare


>> grazia di michele

chi l'avrebbe mai detto é?

mercoledì 8 ottobre 2008

il piccolo chimico

c’è qualcuno che si diverte
c’è qualcuno che si diverte a fare esperimenti
c’è qualcuno che si diverte a fare esperimenti sulla mia pelle
c’è qualcuno che si diverte a fare esperimenti sulla mia pelle, anzi 4 cm più sotto.
e poi magari non si diverte neanche

lunedì 6 ottobre 2008

né titoli né cartelli né segnali >> Gli effetti secondari dei sogni >> delphine de vigan


Nei romanzi ci sono dei capitoli per distinguere i momenti, per mostrare che il tempo passa e la situazione si evolve, qualche volta ci sono anche delle parti con titoli carichi di promesse, "L'incontro", "La speranza", "La caduta", come nei quadri. Ma nella vita non c'è niente, né titoli né cartelli né segnali, niente che indichi attenzione pericolo, smottamenti frequenti o delusione imminente. Nella vita siamo soli coi nostri vestiti, peggio per noi se sono strappati.

>> Gli effetti secondari dei sogni >> delphine de vigan

che titolo dare a questi giorni?
quanto durerà questo capitolo?
il coraggio e la capacità di dargli un nome e di scriverlo non ce li ho, ma vorrei..vorrei.
vorrei trovare il nome giusto e un pennarello gigante e indelebile per scriverlo nel cielo sulle nostre teste, in modo che sia chiaro a tutti, in modo che lo leggiamo e ce lo ricordiamo, che sappiamo come comportarci, che tutti sappiamo qual'è la nostra parte, il nostro ruolo e quello che ci si può aspettare da noi, quasi non ne fossimo responsabili, colpa dell'autore.
vorrei che questa trama avesse uno scopo, che ci fosse la garanzia che qualcuno l'ha già pensata, finale compreso, che tutto fosse giustificabile e concorra a dire era questa era la nostra storia.
invece il titolo non son certa che sia quello giusto e lo scrivo con la matita nel palmo della mia mano, e poi stringo il pugno.
e poi cosa c'è scritto in questo capitolo? osservo le parole da vicino, sono più alte di me, non le riconosco, é un labirinto, inciampo nelle virgole e soprattutto piango e scappo davanti ai punti esclamativi, l'unica pace, la trovo rannicchiandomi su una parola sbiadita che non si legge più, e non so più cos'era.