giovedì 16 settembre 2010

diagnosi

La sofferenza deriva evidentemente da una dilatazione dello stato di vulnerabilità dell'Io, che aumenta con l'aumentare del numero degli oggetti con cui egli si identifica.

 

>> Come diventare un buddha in cinque settimane >> Giulio Cesare Giacobbe

 

questa è la mia diagnosi. il punto da cui parto. fiuta, cerca, cammina, sbanda, giraci attorno innumerevoli giorni, stringi il cerchio sempre più, acqua fuoco acqua acqua, facendo chilometri anziché metri, con le suole consumate e col tempo perso a cercare d'immettermi su un'autostrada, ho trovato la partenza e non è un'autostrada, la mia strada; ma si stende sotto il mio passo.  ora ho capito che da qui può esistere ed io posso farla. che momento.

 

giovedì 9 settembre 2010

attaccamento e non-esistenza del sé

La meditazione sulla vacuità è utile nello sviluppo dell'equanimità. Per comprenderne l'utilità, riflettete su come le emozioni afflittive ci danneggiano. Per esempio, pensate alle conseguenze distruttive della rabbia o dell'odio. La rabbia e l'odio non distruggono solo la pace mentale altrui, ma nuocciono anche a noi. Essi assumo di solito forme aggressive e si esprimono in modo violento. Ma, quando consideriamo altri tipi di emozioni afflittive, come l'attaccamento, esse sembrano tenere e apparentemente amichevoli. Ma sono anch'esse molto distruttive.
L'attaccamento può avere a che fare con il possesso, per esempio pensando "questo mi appartiene" oppure "egli mi appartiene", ma può riferirsi anche a voi stessi, all'io che pensate di essere. L'attaccamento all'io sorge perché vi percepite come qualcosa di concreto, oggettivo e indipendente. E' causa di questa forte adesione alla solidità di se stessi che si sviluppano altri attaccamenti. Allo stesso modo, quando nutrite odio, tendete a vedere l'oggetto del vostro odio come indipendente e concreto. Per esempio, immaginiamo che site arrabbiati con un certo signor Rossi. Se ce l'avete con lui e pensate che sia uno stupido e uno sciocco, in quel momento, lo vedete come un oggetto. Vedete il signor Rossi come se esistesse di per sé, in modo indipendente e concreto. Ma se vi fermate e vi domandate: "dov'è il signor Rossi? Chi é? Il signor Rossi é la sua mente o il suo corpo?", se analizzate un pochino vedrete che è impossibile definirlo. E quando non riuscite a identificare quello che pensavate esistesse concretamente la vostra presa si rilassa. Così quando vi attaccate fortemente a qualcuno, se vi fermate e vi fate le stesse domande, scoprirete di non poter definire una persona concretamente esistente. E questo di nuovo rilassa il vostro forte aggrapparvi. E lo stesso vale se analizzate il forte attaccamento che avete per voi stessi come io individuale.
Se vi fermate e vi domandate: "Dov'è questo io? Dov'é questo me verso cui nutro un attaccamento tanto forte?", non riuscirete a trovarlo. E vi domanderete come avete potuto sviluppare un attaccamento tanto forte a qualcosa che non potete nemmeno identificare. In questo modo vedendo in voi la non-esistenza del sé, potete ridurre l'intensità di emozioni afflittive quali l'odio e l'attaccamento. Quando parliamo di non-esistenza del sé significa che il sé non ha natura oggettiva e indipendente.

>> Verso il Nirvana >> Dalai Lama

quando vieni lasciato pensi di non essere più niente..in realtà non eri niente neanche prima..saperlo in anticipo può aiutare..

mercoledì 8 settembre 2010

provo

qui si può vincere un albo illustrato, io ci provo :)

martedì 7 settembre 2010

meditazione

Pratica spirituale non significa restare seduti in meditazione, senza far niente. Questa non è necessariamente pratica spirituale. Allora, anche i piccioni, quando hanno la pancia piena, meditano. Sono simili agli dei, perfettamente immobili..E' una cosa inutile, che non serve. In un certo senso meditazione significa astensione sensoriale e assenza di pensieri. Ma di per sé, non è gran cosa e non ha grande effetto. Tuttavia, ci sono alcune pratiche, alcune meditazioni, che come base necessitano dell'assenza di pensiero. All'interno di tale assenza, si sviluppa un'altra, più profonda saggezza. E questa è una cosa diversa. Altrimenti, la semplice assenza di pensieri non conta niente
 
>> Dalai Lama >> Verso il Nirvana

venerdì 3 settembre 2010

in questo modo

Sappiamo bene che gli altri condividono le nostre stesse esperienze. Io provo rabbia esattamente come la provano altri. Posso sentire invidia e così gli altri. Non ci sono differenze tra noi, dunque tratto gli altri come me stesso. Non ho nulla da nascondere… sono aperto, diretto. In questo modo, penso si sviluppino fiducia e amicizia.
 

>> Verso il Nirvana >> Dalai Lama

giovedì 2 settembre 2010

saggiandolo nel fuoco

Il Buddha disse chiaramente che tutti i bhiksu e i saggi dovrebbero vagliare le sue parole, come un orefice esamina l'oro lucidandolo, tagliandolo e saggiandolo nel fuoco. Chiese di non accettare i suoi insegnamenti solo per fede.
 

>> Verso il Nirvana >> DALAI LAMA