giovedì 30 dicembre 2010

con la coda dell'occhio

Ogni donna ha potenzialmente accesso al Rio Abajo Rio, il fiume che scorre sotto al fiume. Vi arriva con la meditazione profonda, la danza, la scrittura, la pittura, la preghiera, il canto, il suono del tamburo, l'immaginazione attiva o qualsiasi attività richieda un'intensa consapevolezza alterata. La donna arriva a questo mondo-tra-i-mondi con il desiderio struggente, e cercando qualcosa che può vedere appena con la coda dell'occhio. Vi arriva con atti profondamente creativi, con la solitudine intenzionale, con la pratica delle arti. E anche con queste pratiche elaborate molto di quanto accade in questo mondo ineffabile resta per sempre misterioso, perché spezza le leggi fisiche e razionali quali noi le conosciamo.

 

>> Clarissa Pinkola Estes >> Donne che corrono coi lupi


mercoledì 29 dicembre 2010

Affogò perché si vergognava a gridare aiuto.

 
>> Marcello Marchesi

 

 

giovedì 23 dicembre 2010

poesia di natale

guardo il natale degli altri

immagino le loro feste le confidenze

arrivo a sentirne il tepore

immagino grandi cristalli di neve arancioni e viola sugli alberi di natale

vedo scambi e bocche aperte vedo i molari

parole rumore canzoni frastuono buio

guardo le mie mani e sono vuote

quello che avevo

l'ho buttato

 

mercoledì 10 novembre 2010

dove noi non vogliamo


Le cose non sono come uno le vede, sussurrò Ramirez. Tu credi che le cose siano come le vedi, tali e quali, senza troppi problemi, senza domande? No disse Harry Magana, bisogna sempre fare domande. Bisogna sempre domandare, e bisogna sempre domandarsi il perchè delle nostre domande. E sai perchè? Perchè le nostre domande, alla prima distrazione, vanno lì dove noi non vogliamo andare. Riesci a cogliere il nocciolo della faccenda Harry? Le nostre domande sono per definizione, sospette. Ma abbiamo bisogno di farle. E' questa la cosa più stronza.

>> Roberto Bolano >> 2666

giovedì 16 settembre 2010

diagnosi

La sofferenza deriva evidentemente da una dilatazione dello stato di vulnerabilità dell'Io, che aumenta con l'aumentare del numero degli oggetti con cui egli si identifica.

 

>> Come diventare un buddha in cinque settimane >> Giulio Cesare Giacobbe

 

questa è la mia diagnosi. il punto da cui parto. fiuta, cerca, cammina, sbanda, giraci attorno innumerevoli giorni, stringi il cerchio sempre più, acqua fuoco acqua acqua, facendo chilometri anziché metri, con le suole consumate e col tempo perso a cercare d'immettermi su un'autostrada, ho trovato la partenza e non è un'autostrada, la mia strada; ma si stende sotto il mio passo.  ora ho capito che da qui può esistere ed io posso farla. che momento.

 

giovedì 9 settembre 2010

attaccamento e non-esistenza del sé

La meditazione sulla vacuità è utile nello sviluppo dell'equanimità. Per comprenderne l'utilità, riflettete su come le emozioni afflittive ci danneggiano. Per esempio, pensate alle conseguenze distruttive della rabbia o dell'odio. La rabbia e l'odio non distruggono solo la pace mentale altrui, ma nuocciono anche a noi. Essi assumo di solito forme aggressive e si esprimono in modo violento. Ma, quando consideriamo altri tipi di emozioni afflittive, come l'attaccamento, esse sembrano tenere e apparentemente amichevoli. Ma sono anch'esse molto distruttive.
L'attaccamento può avere a che fare con il possesso, per esempio pensando "questo mi appartiene" oppure "egli mi appartiene", ma può riferirsi anche a voi stessi, all'io che pensate di essere. L'attaccamento all'io sorge perché vi percepite come qualcosa di concreto, oggettivo e indipendente. E' causa di questa forte adesione alla solidità di se stessi che si sviluppano altri attaccamenti. Allo stesso modo, quando nutrite odio, tendete a vedere l'oggetto del vostro odio come indipendente e concreto. Per esempio, immaginiamo che site arrabbiati con un certo signor Rossi. Se ce l'avete con lui e pensate che sia uno stupido e uno sciocco, in quel momento, lo vedete come un oggetto. Vedete il signor Rossi come se esistesse di per sé, in modo indipendente e concreto. Ma se vi fermate e vi domandate: "dov'è il signor Rossi? Chi é? Il signor Rossi é la sua mente o il suo corpo?", se analizzate un pochino vedrete che è impossibile definirlo. E quando non riuscite a identificare quello che pensavate esistesse concretamente la vostra presa si rilassa. Così quando vi attaccate fortemente a qualcuno, se vi fermate e vi fate le stesse domande, scoprirete di non poter definire una persona concretamente esistente. E questo di nuovo rilassa il vostro forte aggrapparvi. E lo stesso vale se analizzate il forte attaccamento che avete per voi stessi come io individuale.
Se vi fermate e vi domandate: "Dov'è questo io? Dov'é questo me verso cui nutro un attaccamento tanto forte?", non riuscirete a trovarlo. E vi domanderete come avete potuto sviluppare un attaccamento tanto forte a qualcosa che non potete nemmeno identificare. In questo modo vedendo in voi la non-esistenza del sé, potete ridurre l'intensità di emozioni afflittive quali l'odio e l'attaccamento. Quando parliamo di non-esistenza del sé significa che il sé non ha natura oggettiva e indipendente.

>> Verso il Nirvana >> Dalai Lama

quando vieni lasciato pensi di non essere più niente..in realtà non eri niente neanche prima..saperlo in anticipo può aiutare..

mercoledì 8 settembre 2010

provo

qui si può vincere un albo illustrato, io ci provo :)

martedì 7 settembre 2010

meditazione

Pratica spirituale non significa restare seduti in meditazione, senza far niente. Questa non è necessariamente pratica spirituale. Allora, anche i piccioni, quando hanno la pancia piena, meditano. Sono simili agli dei, perfettamente immobili..E' una cosa inutile, che non serve. In un certo senso meditazione significa astensione sensoriale e assenza di pensieri. Ma di per sé, non è gran cosa e non ha grande effetto. Tuttavia, ci sono alcune pratiche, alcune meditazioni, che come base necessitano dell'assenza di pensiero. All'interno di tale assenza, si sviluppa un'altra, più profonda saggezza. E questa è una cosa diversa. Altrimenti, la semplice assenza di pensieri non conta niente
 
>> Dalai Lama >> Verso il Nirvana

venerdì 3 settembre 2010

in questo modo

Sappiamo bene che gli altri condividono le nostre stesse esperienze. Io provo rabbia esattamente come la provano altri. Posso sentire invidia e così gli altri. Non ci sono differenze tra noi, dunque tratto gli altri come me stesso. Non ho nulla da nascondere… sono aperto, diretto. In questo modo, penso si sviluppino fiducia e amicizia.
 

>> Verso il Nirvana >> Dalai Lama

giovedì 2 settembre 2010

saggiandolo nel fuoco

Il Buddha disse chiaramente che tutti i bhiksu e i saggi dovrebbero vagliare le sue parole, come un orefice esamina l'oro lucidandolo, tagliandolo e saggiandolo nel fuoco. Chiese di non accettare i suoi insegnamenti solo per fede.
 

>> Verso il Nirvana >> DALAI LAMA

martedì 31 agosto 2010

é sempre raggiunta

Meditazione è la scoperta che la meta dell'esistenza è sempre raggiunta nell'istante presente.
>> Alan Watts

domenica 29 agosto 2010

E perché mai?


Ogni primavera, faccio le pulizie generali alla mia libreria e elimino i libri che non rileggerò mai più, come elimino i vecchi vestiti che so non indosserò mai più. I miei amici sono strani con i libri. Leggono tutti i best seller, li divorano il più velocemente possibile, penso che saltino un sacco di pagine. E non rileggonno MAI nulla una seconda volta, di modo che un anno dopo non ne ricordano più una sola parola.Eppure, se mi vedono buttare un libro nel cestino o darlo via si scandalizzano profondamente. Secondo loro compri un libro, lo leggi, lo metti nella libreria, non lo riapri più per il resto dei tuoi giorni, ma NON LO BUTTI VIA! SOPRATTUTTO SE HA UNA COPERTINA RIGIDA! E perché mai? Personalmente non riesco a immaginare nulla di meno sacrosanto di un libro brutto o addirittura di un libro mediocre.

>>>> 84, Charing Cross Road >> Helene Hanff

segnalare


Amo le dediche sulla prima pagina e le note a margine, mi piace il sentimento fraterno che si prova sfogliando pagine che qualcuno ha già sfogliato. Leggendo passaggi che qualcun'altro, magari da tempo scomparso, ha voluto segnalare alla mia attenzione.

>> 84, Charing Cross Road >> Helene Hanff

sabato 21 agosto 2010

e ci sono altri


Per tutta la mia esistenza non ho fatto altro che disturbare. Io ho sempre disturbato e ho sempre irritato. Tutto quello che scrivo, tutto quello che faccio, é disturbo e irritazione. Tutta la mia vita in quanto esistenza non é altro che un continuo irritare e disturbare [...] Ci sono quelli che lasciano la gente in pace e ci sono altri, tra i quali anch’io, che disturbano e irritano. Io non sono un uomo che lascia in pace la gente, e nemmeno vorrei avere un carattere del genere

>> Thomas Bernhard

martedì 6 luglio 2010

l’io sta piangendo…

Stai seduta bene. Esci dalla stanza per soffiarsi il naso. Non fare questo, non sta bene. Ma questa povera bambina non sa nemmeno come usare forchetta e coltello! Tira l'acqua la notte, perché se non lo fai sarà più difficile poi pulire. Non tirare l'acqua la notte, svegli altri! Sii sempre carina con gli altri anche se non ti piacciono, non devi urtare la loro suscettibilità. Sii franca ed onesta, se non dici agli altri cosa pensi di loro, questa è vigliaccheria. Coltelli per il burro. È importante usare il coltello per il burro. Coltelli per il burro? Che scemenza! Parla bene. Stupidina! Kipling è meraviglioso! Ugh! Kipling (che schifo).

La cosa più importante è far carriera. La cosa più importante sposarsi. Al diavolo tutti quanti. Sii carina con tutti. La cosa più importante il sesso. La cosa più importante avere soldi in banca. La cosa più importante è piacere a tutti. La cosa più importante è vestirsi bene. La cosa più importante è essere sofisticati e dire quello che non intendi e non farlo sapere a nessuno. La cosa più importante è essere sempre il primo. La cosa più importante è una pelliccia nera di foca e le porcellane e l'argenteria. La cosa più importante essere puliti. La cosa più importante pagare sempre i debiti. La cosa più importante è non farsi battere da nessuno. La cosa più importante voler bene ai genitori. La cosa più importante il lavoro. La cosa più importante è essere indipendente. La cosa più importante è parlare correttamente. La cosa più importante è essere servizievole verso il marito. La cosa più importante badare che i figli si comportino bene. La cosa più importante è vedere le cose giuste al teatro e leggere i libri giusti. La cosa più importante è fare quello che dicono gli altri. E gli altri dicono tutte queste cose.

Tutto il tempo io dice: vivi la tua vita. È questo che è importante. Ma quando io vive la sua vita, gli altri dicono: no, non va bene. Tutti gli altri io lo dicono. È pericoloso. Non è pratico. Andrai a finir male. Naturalmente… tutti lo hanno pensato una volta, come pensi tu adesso, ma imparerai!

Tra tutti gli altri io ne vengono scelti alcuni che formano un modello che diventa me. Ma ci sono tutte le altre possibilità di modelli all'interno di tutto ciò che gli altri dicono, che mi arrivano e diventano altri io che non sono me stessa, e certe volte vincono. Allora chi sono io?

A me non interessa chi sono io. Io esiste, ed è felice. Ma quando l'io è un essere felice, gli altri io dicono: vai a lavorare, a fare qualcosa, a fare qualcosa di valido. Io è felice a lavare i piatti. "Sei pazza!". L'io è felice a stare con gli altri senza dire niente. Gli altri dicono parla, parla, parla, parla. L'io si sente perduto.

L'io sa che certe cose sono fatte per giocarci, non per possederle. All'io piace mettere insieme le cose, lievemente. Separare le cose, lievemente. "Non avrai mai niente!". Fare cose a partire da cose in modo tale che le cose vi prendano parte, metterle insieme con sorpresa e meraviglia. "Non ci si guadagna niente, in questo!".

L'io è umano. Se qualcuno è nel bisogno, l'io dà. "Non puoi farlo! Non avrai mai niente per te! Dovremo pensare noi a te!".

L'io ama. L'io ama in un modo che l'altro io non conosce. L'io ama. "È troppo per essere amici!". "È troppo poco per essere amanti!" . "Non prendertela tanto, è solo un amico. Non è come se tu lo avessi amato". "Come puoi lasciarlo andare? Non lo amavi?". Così, ecco l'io che raffredda il calore per gli amici e scalda l'amore per gli amanti, e si sente sperduto.

Entrambi gli io hanno una casa e un marito e figli e tutto il resto. E amici e rispettabilità e tutto il resto e sicurezze tutto il resto, ma entrambi sono confusi perché l'altro io dice: "Vedi? Sei fortunato", mentre io piange. "Perché piangi? Perché sei così ingrato?". L'io non conosce la gratitudine o l'ingratitudine, e non sa rispondere. L'io continua semplicemente a piangere. L'altro io lo spinge fuori, gli dice: "io sono felice! Sono molto fortunato ad avere una famiglia così bella e una bella casa e buoni vicini e molti amici che vogliono che faccia questo, che faccia quello". Neanche questo è ragionevole. L'io continuo a piangere.

L'altro io si stanca, e continua a ridere, perché questa è la cosa giusta da fare. Sorridi, e sarai ricompensata. Come la foca a cui buttano un pezzo di pesce. Sii carina con tutti e sarai ricompensata. Gli altri saranno gentili con te, questo che renderà felice. Sai che piaci agli altri. Come un cane che viene accarezzato sulla testa perché si è comportato bene. Racconta storielle divertenti. Sii allegra. Sorridi, sorridi, sorridi… l'io sta piangendo… "Non essere triste! Esci e fa' qualcosa per gli altri!". "Esci e stai insieme agli altri!". L'io continua a piangere, ma ormai non lo si sente avverte molto.

Improvvisamente: "Che cosa sto facendo?". "Devo andare avanti tutta la vita fare il clown?". "cosa sto facendo, sto andando a feste a cui non mi diverto?". "Cosa sto facendo, sto con persone che mi annoiano?"."Perché sono così vuota, vuota, riempita di vuoto?". Una corazza. Come mai mi sono andata mettendo questa corazza? Perché sono orgogliosa dei miei figli e scontenta della loro vita che non va abbastanza bene? Perché sono delusa? Perché sento di avere sprecato tanto?

L'io emerge, un poco. A momenti. E poi viene risospinto indietro dall'altro io.

L'io si rifiuta di fare ulteriormente il clown. Quale io è? "Una volta era divertente, ma ora pensa troppo se stessa". L'io lascia cadere molti amici. Quale io è? "È troppo chiusa in se stessa. È un male. Sta perdendo la ragione". Quale ragione?

>> Prologo "Da Persona a Persona" C. Rogers  >>  Barry Stevens

 

 

giovedì 1 luglio 2010

voglio solo

 
Voglio solo il mio braccio
sopra un altro braccio amico
e spartire con altri occhi
quello che guardano i miei
 
>> Luis Cernuda
 
cosa c'è di sbagliato?

lunedì 28 giugno 2010

..che devo confessare non conosco molto

Ora mi accingo ad affrontare la grande impresa: esplorare testi e idee che non mi sono familiari. Mi avete dato una grande responsabilità, e farò del mio meglio per soddisfare i vostri desideri.

Considero davvero un grande onore e un privilegio che mi sia stato richiesto di commentare passaggi scelti delle Sacre scritture, testi che devo confessare non conosco molto.

 

>> INCONTRO CON GESU' (Una lettura buddista del Vangelo) >> Dalai Lama

 

questo mi dà il senso della nostra piccolezza. questo mi dà il senso della relatività di tutti i dogmi, le crociate, i peccati originali e i sensi di colpa con cui siamo impastati e mi fa sorridere della nostra miserabile arroganza nei secoli dei secoli.

 

lunedì 21 giugno 2010

Io faccio parte degli altri


Gli uomini si dividono in due categorie: quelli che si mettono comodi. E appassiscono. E gli altri. Io faccio parte degli altri.
In ultima analisi, dico, la vita è una favolosa rottura di coglioni. Ma su cosa dobbiamo concentrarci? Sulla rottura di coglioni? O sul favoloso? I comuni si adagiano sulla rottura di coglioni. Li rassicura. Come il telegiornale delle otto. Gli altri invece cercano il favoloso. E non lo trovano. Perché lo hanno già vissuto. Ma fanno finta che questo preveda il bis. Non è così.
Però non lo sappiamo veramente. E allora, giù a provarci, senza tregua come drogati. E, come per tutti i drogati, la strada per il favoloso è costellata da intermezzi e arcobaleni di squallore, di umiliazioni di pochezza, di elemosine e di bruttezze. Poi, ad un tratto, si matura, che brutta parola però, immonda, la maturazione, e tuttavia si capisce. Comprendi, nella sua essenza più intima, che cos'è il favoloso lontano dalla cripta dorata dell'adolescenza. Il favoloso dell'età adulta è proprio lo squallore, l'umiliazione, la pochezza e la bruttezza.

>> Hanno tutti ragione >> Paolo Sorrentino


arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore arcobaleni di squallore

mercoledì 9 giugno 2010

a te stesso


Tutti i libri del mondo
non ti danno la felicità,
però in segreto
ti rinviano a te stesso.

Lì c'è tutto ciò di cui hai bisogno,
sole stelle luna.
Perché la luce che cercavi
vive dentro di te.

La saggezza che hai cercato
a lungo in biblioteca
ora brilla in ogni foglio,
perché adesso è tua.


>> Hermann Hesse

lunedì 24 maggio 2010

Vanno capiti, alle volte


Se solo il mondo mi stesse a sentire troverei le parole giuste per farlo saltare in aria questo tappo puzzolente di vite applicate sulla sedentarieta' dei neuroni.
Conducono una vita costruita sulla paura.E il peggio è che hanno paura di tutto.E per un assurdo contorcimento mentale cercano di vincere la paura col sommo obbiettivo di comprarsi una casa al mare ed una in montagna. E fino a quando non hanno raggiunto quest'obbiettivo soffrono come cani terrorizzati come se si facesse loro del dolore fisico.
Non c'è filosofia di vita piu' strampalata di questa. A confronto , la mia vita cosiddetta sgretolata possiede la potenza la linearita' e la coerenza della vita del papa o di quella di un monaco tibetano.Ma vaglielo a spiegare a questi ottusi che conoscono a menadito solamente tutti i movimenti degli ultimi sei anni del loro conto corrente.
La loro soddifazione sta tutta nel possedere in tasca il libretto degli assegni vicino al cazzo perennemente moscio. Così quando vai allo stadio ed hai la fortuna di assistere alla partita dalla tribuna d'onore li osservi e pullulano di queste teste di cazzo senza pullover.
Tuttavia, li si potrebbe pure capire. Si nuota boccheggiando con la paura atroce di finire sotto un ponte a vivere di accattonaggio e si registra sempre con un lieve sorriso di soddisfazione che questa ipotesi è stata scongiurata.
La propria somiglianza al prossimo tuo non del tutto in difficoltà si capisce che per taluni è un traguardo. Vanno capiti, alle volte.

>> Hanno tutti ragione >> Paolo Sorrentino

devo fuggire con accanimento sistematico


E’ il mare non è una distrazione adeguata. Ti fa precipitare nel pensiero, che invece devo fuggire con accanimento sistematico. Devo solo distrarmi. La distrazione. La massima invenzione dell’essere umano per tirare avanti. Per fingere di essere quello che non siamo. Adatti al mondo.

>> Hanno tutti ragione >> Paolo Sorrentino

ecco..non avrei dovuto prenotare al mare

venerdì 14 maggio 2010

io non so


La volta che un calabrone entrò in cucina non feci neppure in tempo ad afferrare l'acchiappamosche che il nostro ospite già strillava:-No, la prego-, per poi andare alla finestra e rimettere la bestiola in libertà. Io non so, quel subdolo bastardo riusciva ad aprire un barattolo di aspirina a prova di bambino, di quelli che bisogna schiacciare e girare, mantenendo la calma e senza neppure un "Cazzo, cazzo e cazzo".

>>La versione di Barney >> Mordecai Richler

lunedì 19 aprile 2010

nel modo sbagliato


"Ma tu credi possibile che una persona senta troppo? Non è che sente solo nel modo sbagliato?" "Il mio dentro non corrisponde al mio fuori." "Credi che esista qualcuno con il dentro che corrisponde al fuori?" "Non lo so. Sono solo io." "Forse la personalità è proprio questo: la differenza fra il dentro e il fuori." "Ma per me è peggio." "Temo che tutti credano che per loro sia peggio." "Probabile. Ma per me è peggio davvero."

>> Molto forte, incredibilmente vicino >> Jonathan Safran Foer

dove cadeva ogni felicità


Quel segreto era il buco al centro di me stesso dove cadeva ogni felicità.

>> Molto forte, incredibilmente vicino >> Jonathan Safran Foer

nella situazione


"Nella situazione della nonna una persona può sentirsi un pò sola, che dici?"
Le avevo risposto: " una persona può sentirsi un pò sola nella situazione di chiunque"

>> Molto forte, incredibilmente vicino >> Jonathan Safran Foer

in cui vissi


Fu uno dei giorni più belli della mia vita, un giorno in cui vissi la mia vita e non pensai affatto della mia vita.

>> Molto forte, incredibilmente vicino >> Jonathan Safran Foer

non fu un giorno, furono anni, ma non lo sapevo.

lunedì 12 aprile 2010

io penso, penso, penso


La distanza che si è incuneata tra me e la mia felicità non era il mondo, non erano le bombe e le case in fiamme, ero io, il mio pensiero, il cancro di non lasciare mai la presa, l’ignoranza è forse una benedizione, non lo so, ma a pensare si soffre tanto, e ditemi, a cosa mi è servito pensare, in che grandioso luogo mi ha condotto il pensiero?

Io penso, penso, penso, pensando sono uscito dalla felicità un milione di volte, e mai una volta che vi sia entrato

>> Molto forte, incredibilmente vicino >> Jonathan Safran Foer

martedì 30 marzo 2010

senza perdersi nella paura


Allora non sapevo ancora che cosa è la vastità, eppure lo intuivo: il poter contenere in sé moltissime cose, anche tra loro contraddittorie, sapere che tutto ciò che sembra inconciliabile sussiste tuttavia in un suo ambito e questo sentirlo senza perdersi nella paura, e anzi sapendo che bisogna chiamarlo col suo nome e meditarci sopra [...] ed è la vera gloria della natura umana

>> La lingua salvata >> Elias Canettii

confrontarsi con l'infelicità


La bellezza che era soltanto bellezza mi pareva vuota, Raffaello mi diceva poco, ma la bellezza che portava un fardello, gravata da una passione, da un'infelicità, da tetri presentimenti, mi attraeva e mi incantava. Era come se la bellezza non fosse qualcosa di distaccato e di separato, indipendente dagli umori e dalle contingenze del tempo, ma al contrario dovesse confrontarsi con l'infelicità, quasi sopportare il peso di una grande angoscia, e solo se in ciò non si consumava, ma anzi manteneva intatta e indomita la propria forza, solo allora avesse il diritto di chiamarsi bellezza.

>> La lingua salvata >> Elias Canetti

lunedì 15 marzo 2010

Qualche volta, all’improvviso, mi sveglio


Qualche volta, all’improvviso, mi sveglio,
un dolore mi percorre tenacemente,
un dolore che sta sempre, acquattato,
per saltarmi addosso, dal di dentro.
E allora ho paura.
Allora mi rendo conto che sto sola
di fronte a me stessa, di fronte a Dio, di fronte allo specchio
pieno delle mie immagini,
delle facce polverose.
Sto sola, ma sempre me ne sto sola:
è l’unica certezza.
L’amore era un ospite,
la solitudine sempre mi è compagna,
e mi rimane accanto, irremovibile.
L’unica realtà sicura, veritiera.
Odo il mio cuore, vecchia campana
che tocca e che batte,
che cozza nelle tempie e nella nuca,
e nella bocca e nelle dita.
É certo, ho paura.
Paura di non poter gridare, all’improvviso,
che sia troppo tardi
per una preghiera.
L’abitudine strozza le parole,
e ingrandisce il non incontro.
Ah, tante cose rimarranno occulte,
perdute, senza ricordo,
tante parole che non sono state dette,
tanti gesti.
Altri diranno: io lo so, l’ho conosciuta;
era un’ardente ribelle;
si è escoriata le mani e la vita
per difendere quelli che ha creduto più deboli.
Altri diranno: io lo so: l’ho conosciuta,
era dura, malvagia,
avara di tenerezza, con la bocca
dimostrava il suo disprezzo.
Qualcuno dirà: e come sorrideva….
Che importa,
ciò che verrà dopo il gran silenzio.
Chiaro che ho paura.
Così, nell‘alba
mentre qualche dolore – un dolore, sempre-
va conficcando i suoi aghi nel mio corpo,
apro le mani nell’ombra dolce
per acchiappare ancora la mia solitudine,
e le rimango accanto, senza muovermi,
con gli occhi aperti,
la vita trattenuta.
Tutto il mio sangue è un timore immenso

>> Julia Prilutsky Farny

sabato 27 febbraio 2010

come si fa a rendere felice uno che è felice


Il dolore ti sferzava il volto: visione che mi spezzava il cuore e che faceva sì che ti amassi ancora di più.
Si, mia amata, tu soffri per causa mia, non che io ami la sofferenza, se ti potessi dare la felicità sarebbe meglio ma ho capito che non è possibile, perché io sia in grado di renderti felice tu prima mi dovresti amare, e tu non mi ami, mentre per renderti infelice non è necessario che tu mi ami, e poi per renderti felice dovresti prima essere infelice - come si fa a rendere felice uno che è felice - quindi ti rendere infelice per avere un'occasione poi di renderti felice, in ogni caso l'essenziale è che sia per causa mia, mia amata, se tu potessi provare per me un decimo di quello che io provo per te saresti felice di soffrire, all'idea del piacere che mi dai soffrendo.

>> Sabotaggio d'amore >> Amélie Nothomb

domenica 21 febbraio 2010


Un uomo o una donna sprofondano in sogni indicibili, pensano a una vita che non è la loro, arrivano a una porta che si apre per incanto nel muro. La aprono. Dietro a quella porta c'è quella vita, e un uomo o una donna per cui quella stessa vita è già naturale. Potrebbero non essere mossi dal desiderio del possesso ma dalla mancanza, comunque sia la vita segreta gli si rivela all'improvviso. E' quella la loro vera casa e questa la persona che amano.

>> Il sesso delle ciliegie >> Jeannette Winterson

domenica 31 gennaio 2010

dovrei gridare


Non c'è modo di farsi sentire. Questa mattina con Anna, io parlavo e lei lì a bocca aperta a fissarmi. Adesso, da dieci minuti chiedo questo caffè, tengo lo scontrino in mano con la mancia bene in vista ma quest'uomo gesticola, corre da una parte all'altra, non mi sente. Dovrei gridare, ma io non sono abituata a gridare.A casa mia si parlava sempre a bassa voce.

>> Destino Coatto >> Goliarda Sapienza

mercoledì 27 gennaio 2010

magari vedete una con una agenda rossa..

magari vedete una, con una agenda rossa, ma anche di un altro colore, che scrive fitto fitto, nei luoghi più impensati, per tanto tanto tempo, senza soste, senza cali d'ispirazione, senza cancellature, non fatevi impressionare, non pensate - oh, che intellettuale! - ; pensate che sia una come me, che scrive la stessa frase, di seguito, per 30 volte, sperando che questo le faccia bene.
vi farà sentire meglio.

così come faccio io


Ieri l'altro ho incontrato a Piazza Fiume davanti alla Rinascente Marisa. Io mi chiamo Marisa. Certo, molte volte, fra amici, a scuola, mi è stato detto:- Lei mi ricorda qualcuno-. Ma vederla lì, quest'altra Marisa che guardava le vetrine esattamente così come faccio io..che potevo fare, ditemi, che potevo fare se non tirarle una rivolverata?

>> Destino Coatto >> Goliarda Sapienza


vi prego editori, vi prego, pubblicate tutto di Goliarda Sapienza.

domenica 17 gennaio 2010

e guardare negli occhi


Io, veramente, volevo solo dormire e invece son morta. Non lo hanno capito. O meglio hanno creduto a quello che facevo, come sempre del resto. Anche quando pasrlavo mi credevano. Poveretti, credono a quello che si dice. Basta fare la faccia seria e guardare negli occhi fissamente. Hanno creduto e ora piangono.

>> Destino Coatto >> Goliarda Sapienza

sabato 16 gennaio 2010

e stare zitta


Non si può chiedere troppo alla vita, e lei aveva chiesto troppo.
Poi aveva cercato di rimangiarsi, di chiedere di meno, ma gli altri lì, terrorizzati, a guardarla, a scusarsi ed a sparire.
Anche adesso: Carla doveva venire a trovarla e invece all'ultimo momento:
"Sarei venuta ma, sai, ma questa è l'ora che Puccio deve mangiare e se non gli faccio la pappa io non la digerisce".
Bene lei non le aveva chiesto di venire e ora non doveva sembrare arrabbiata e stare zitta. Non bisognava chiedere troppo, bisognava stare zitti ed aspettare.

>> Destino Coatto >> Goliarda Sapienza

venerdì 1 gennaio 2010

ero là



"Caro André,
mio amato amore di mille anni fa, la bambina che ti ha dato questa lettera si chiama Dira. Le ho detto di fartela leggere, appena arrivato alla locanda, prima di farti salire da me. Fino all'ultima riga. Non cercare di mentirle. Con quella bambina non si può mentire.
Siediti, allora. E ascoltami.
Non so come hai fatto a trovarmi. Questo è un posto che quasi non esiste. E se chiedi della locanda Almayer, la gente ti guarda sorpresa, e non sa. Se mio marito cercava un angolo di mondo irraggiungibile, per la mia guarigione, l'ha trovato. Dio sa come hai fatto a trovarlo anche tu. Ho ricevuto le tue lettere, e non è stato facile leggerle. Si aprono con dolore le ferite del ricordo. Se io avessi continuato, qui, a desiderarti e ad aspettarti, quelle lettere sarebbero state abbagliante felicità. Ma questo è un posto strano. La realtà sfuma e tutto diventa memoria. Perfino tu, a poco a poco, hai cessato di essere un desiderio e sei diventato un ricordo. Mi sono arrivate le tue lettere come messaggi sopravvissuti a un mondo che non esiste più. Io ti ho amato, André, e non saprei immaginare come si possa amare di più. Avevo una vita, che mi rendeva felice e ho lasciato che andasse in pezzi pur di stare con te. Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce a immaginarsi il desiderio. Ma non ho cercato di fermarti, nè di fermarmi. Sapevo che lo avrebbe fatto lei e lo ha fatto. E' scoppiata tutto d'un colpo. C'erano cocci ovunque, e tagliavano come lame.

Poi sono arrivata qui. E questo non è facile da spiegare. Mio marito pensava fosse un posto dove guarire. Ma guarire è una parola troppo piccola per ciò che succede qui. E semplice. Questo è un posto dove prendi commiato da te stesso. Quello che sei ti scivola addosso, a poco a poco. E te lo lasci dietro, passo dopo passo, su questa riva che non conosce tempo e vive un solo giorno, sempre quello. Il presente sparisce e tu diventi memoria. Sgusci via da tutto, paure, sentimenti, desideri: li custodisci, come abiti smessi, nell'armadio di una sconosciuta saggezza, e di un'insperata pace. Riesci a capirmi? riesci a capire come tutto questo - sia bello?

Credimi, non è un modo, solo più lieve, di morire. Non mi sono mai sentita più viva di adesso. Quel che io sono, è ormai successo: e qui, e ora, vive in me come un passo in un'orma, come un suono in un eco, e come un enigma nella sua risposta. Non muore, questo no. Scivola dall'altra parte della vita. Con una leggerezza che sembra una danza.

E' un modo di perdere tutto, per tutto trovare.

Se riesci a capire tutto questo, mi crederai quando ti dico che mi è impossibile pensare al futuro. Il futuro è un'idea che si è staccata da me. Non è importante. Non significa più nulla. Non ho più occhi per vederlo. Ne parli così spesso, nelle tue lettere. Io faccio fatica a ricordarmi cosa vuol dire. Futuro. Il mio, è già tutto qui, e adesso. Il mio sarà la quiete di un tempo immobile, che collezionerà istanti da posare uno sull'altro, come se fossero uno solo. Da qui alla mia morte, ci sarà quell'istante, e basta. Io non ti seguirò, André. Non mi ricostruirò nessuna vita, perchè ho appena imparato ad esser la dimora di quella che è stata la mia. E mi piace. Non voglio altro. Le capisco, le tue isole lontane, e capisco i tuoi sogni, i tuoi progetti. Ma non esiste più una strada che mi potrebbe portare laggiù. E non potrai inventarla tu, per me, su una terra che non c'è. Perdonami, mio amato amore, ma non sarà mio, il tuo futuro. C'è un uomo, in questa locanda, che ha un buffo nome e studia dove finisce il mare. In questi giorni, mentre ti aspettavo, gli ho raccontato di noi e di come avessi paura del tuo arrivo e insieme voglia che tu arrivassi. E' un uomo buono e paziente. Mi stava ad ascoltare. E un giorno mi ha detto: "scrivetegli". Lui dice che scrivere a qualcuno è l'unico modo di aspettarlo senza farsi del male. E io ti ho scritto. Tutto quello che ho dentro di me l'ho messo in questa lettera. Lui dice, l'uomo col nome buffo, che tu capirai. Dice che la leggerai, poi uscirai sulla spiaggia e camminando sulla riva del mare ripenserai a tutto, e capirai. Durerà un'ora o un giorno, non importa. Ma alla fine tornerai alla locanda. Lui dice che salirai le scale, aprirai la mia porta e senza dirmi nulla mi prenderai fra le braccia e mi bacerai. Lo so che sembra sciocco. Ma mi piacerebbe succedesse davvero. E' un bel modo per perdersi, perdersi uno nelle braccia dell'altra. Niente potrà rubarmi il ricordo di quando, con tutta me stessa, ero là.

tua Ann"

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contemplare sereni


Da Langlais imparò che tra tutte le vite possibili, a una bisogna ancorarsi per poter contemplare, sereni, tutte le altre.

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Volevo salvarmi


Poi non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così... Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito troppo tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. E' lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.

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