sabato 22 novembre 2008

L’anima la si ha ogni tanto


L’anima la si ha ogni tanto,
nessuno la ha di continuo, per sempre.
Giorno dopo giorno,
anno dopo anno,
possono passare senza di lei.
A volte nidifica un po’ piu’ a lungo,
sole in estasi e paura dell’infanzia,
a volte solo nello stupore dell’essere vecchi.
Di rado ci da una mano in occupazioni faticose,
come spostare mobili, portare valige
o percorrere le strade con scarpe strette,
quando si compilano moduli,
si trita la carne,
di regola ha il suo giorno libero.
Su mille nostre conversazioni
partecipa ad una,
ed anche a questo non necessariamente,
poiche’ preferisce il silenzio,
quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno, alla chetichella,
e’ schifettosa,
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari, la disgusta,
gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi,
e’ presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.,
Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto,
tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.
Non dice da dove viene
e quando sparira’ di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.
Si direbbe che
cosi’ come lei a noi,
anche noi siamo necessari a lei,

per qualcosa.

>> Qualche parola sull'anima >> Szymborska

che respiro ampio e libero

venerdì 21 novembre 2008

la fronte felice


la fronte felice di stare su quegli occhi, gli occhi felici di stare su quel viso, il naso la bocca il mento il collo ogni cosa di lei felice d'ogni altra cosa di lei.

>> Il barone rampante >> Italo Calvino

mercoledì 19 novembre 2008

un piccolo miracolo


Non ero triste. Dopo tutto la responsabilità era mia. Che lei avrebbe finito per allontanarsi da me, era chiaro sin dall’inizio. Lo sapevamo tutti e due. Ma speravamo entrambi in un piccolo miracolo. Che intervenisse qualcosa, anche minimo, a dare un nuovo corso al nostro rapporto. Ma naturalmente ciò non accadde, e lei se ne andò. Mi sentivo solo, ma era una solitudine già provata in passato. E sapevo che anche questa volta sarei riuscito a superarla.

>> Dance dance dance >> Murakami Haruki

erano quasi tutte persone generose


Io non sono affatto un tipo strano.
Lo penso sinceramente.
Magari non sarò il tipico cittadino medio, ma non sono un eccentrico. Sono una persona molto normale.Straight. Dritto e preciso come una freccia. Vivo come so, e non mi preoccupo troppo di come mi vedono gli altri. E’ un problema che riguarda più loro che me.
Alcuni mi giudicano più ingenuo o più calcolatore, di quanto io sia in realtà. Pazienza. Anche come sono io in realtà, è una mia idea soggettiva. Gli altri avranno le loro ragioni. Che importa? Non è questione di malintesi, ma di modi di vedere diversi. Il mio è questo.
Detto ciò ci sono persone che riconoscono la mia “normalità” e ne sono attratte. Queste rare persone e io ci attiriamo a vicenda, come pianeti sospesi nel buio dell’universo, che una forza irresistibile avvicina l’uno all’altro, per poi allontanarli di nuovo. Mi cercano, creano un rapporto con me e un bel giorno se ne vanno. Possono essere amici, amanti, mogli. Anche nemici. Ma sempre, prima o poi, se ne vanno. Per stanchezza, disperazione, o perché le cose che avevano da dire si sono esaurite, come un rubinetto che non da più acqua. Da me ci sono due porte, una per entrare e una per uscire. Rigorosamente divise. Dalla porta d'ingresso non si può uscire, e da quella d'uscita non si può entrare. Tutti seguono questa regola. Possono variare le modalità, ma tutti finiscono per andare via. C’è chi è andato via per sperimentare nuove possibilità, chi per risparmiare tempo. Qualcuno è morto. Fatto sta che non è rimasto nessuno. Tranne me unico superstite. La loro assenza è sempre con me. Le loro parole, i loro respiri, i motivi canticchiati a bassa voce, aleggiano come polvere negli angoli di casa mia.
Ho il sospetto che l’immagine che avevano di me fosse proprio quella giusta. Per questo sono venuti tutti qui da me e per questo alla fine sono andati via. Hanno riconosciuto in me una certa integrità, il mio impegno per mantenerla. Hanno cercato di parlare con me, di aprirmi il loro cuore. Erano quasi tutte persone generose. Ma io non sono riuscito a dar loro niente, o troppo poco, nonostante i miei sforzi. Ho fatto quel che ho potuto. Anch’io cercavo qualcosa in loro. Non ha funzionato, e così se ne sono andate.
Inutile dire che è stato doloroso.
Ma la cosa più dolorosa era il fatto che loro lasciassero la mia casa più tristi di quando erano arrivate.
Come se nel frattempo qualcosa in loro si fosse logorato. Me ne rendevo conto.E’ strano, ma ne uscivano sempre più segnate di me. Perché? Perché alla fine rimanevo sempre solo? Perché alla fine le mie mani stringevano solo ombre? Non so dirlo.
La solita cronica insufficienza di dati.

>> Dance dance dance >> Murakami Haruki

una persona immaginaria


Proverò a parlare di me. A presentarmi con parole mie. L'ho fatto tante volte quando ero a scuola. Ognuno di noi a turno doveva mettersi di fronte alla nuova classe e presentarsi. Era una cosa che odiavo. O meglio, più che odiarla non ne vedevo il senso. Che potevo saperne io di me stesso? Ero proprio io quel personaggio che riuscivo a percepire con la mia coscienza? Proprio come quando uno non riconosce la propria voce incisa su un registratore, mi chiedevo sempre se l'immagine che percepivo di me stesso non fosse un'immagine distorta che mi ero fabbricato su misura. Ogni volta che ero costretto a presentarmi davanti alla classe, mi alzavo in piedi con una sensazione di disagio. Mi sembrava di essere un truffatore. Per questa ragione cercavo sempre di dire solo fatti oggettivi, evitando interpretazioni o commenti: Ho un cane, mi piace nuotare, non mi piace il formaggio eccetera.. Malgrado ciò provavo lo stesso la sensazione di star parlando dei fatti immaginari di una persona immaginaria. Anche quando ascoltavo gli altri, mi sembrava che parlassero tutti di qualcuno che non erano loro. Tutti vivevano respirando l’aria irreale di un mondo irreale.
Comunque ci proverò lo stesso. Cominciando dall’inizio. Adesso il formaggio mi piace. Non mi ricordo quando ma a un certo punto ha cominciato a piacermi. Il mio cane fu colpito da un acquazzone nell’anno in cui entrai alle medie, e morì di polmonite. Da allora non ho mai più posseduto un cane. Nuotare mi piace ancora..
Fine.

Ma le cose non finiscono così semplicemente. Quando uno cerca qualcosa nella vita (esiste qualcuno che non lo faccia?) la vita gli richiede più dati. Per tracciare un quadro preciso, occorrono molti più elementi. Altrimenti non ottieni risposta.
Risposta impossibile causa insufficienza dati. Premere il tasto “Annulla”.
Premo il tasto “Annulla”. Lo schermo diventa bianco. I miei compagni di classe cominciano a lanciarmi oggetti. Avanti continua a parlare! Il professore aggrotta le sopracciglia. Io resto impietrito davanti alla lavagna, incapace di andare avanti.
Cercherò di parlare. Se non lo faccio, non si comincia. Parla con calma, mi dico, senza fretta. Se quello che dirai è giusto o no, lo vedremo dopo.

>> Dance dance dance >> Murakami Haruki

una linea

vorrei tracciare una bella linea di divisione su questa pagina. da un lato tutto quello che credevo io. da un lato tutto quello che è. iniziare a scrivere nel nuovo. senza guardare più indietro. senza domandarmi se si può salvare qualcosa. se qualcosa è stato vero per davvero. se davvero ha contato. non importa. solo ora l'ho capito. non volto pagina. ma traccio una linea. che vorrei non passare mai più.

martedì 18 novembre 2008

forte

Ho fatto una cosa pazzesca. pazzesca. che non avrei mai immaginato di fare. e soprattutto in quel contesto. così assurda che quando mi è tornata in mente mi è sembrata irreale. e mi son chiesta se non mi fossi confusa con un sogno. ho fatto una cosa che se fosse nella sequenza di un film, una parte del pubblico si chiederebbe cosa abbia mai voluto comunicare il regista con quella scena. e un’altra parte direbbe che è una scena assurda che stona con tutto il resto. ma forse qualcuno capirebbe l’ostinazione, l’irruenza e la forza di quel gesto. e la soddisfazione. capirebbe che passa anche di lì, la strada di una persona che si sta cercando. capirebbe che si tratta di una persona imprudente impulsiva volitiva, pazza? forte? sembrerei pazza? sembrerei forte? mi piacerebbe molto sembrare forte. Mi piacerebbe molto non sembrare pazza, senza ombra di dubbio. Ho fatto una cosa pazzesca che non dirò mai a nessuno. promesso a me stessa.

però vorrei dirmi di aver fatto una cosa forte.

lunedì 17 novembre 2008

tutto louniverso obbedisce all'amore?


Rara la vita in due fatta di lievi gesti,
e affetti di giornata, consistenti o no,
bisogna muoversi come ospiti pieni di premure,
con delicata attenzione per non disturbare
..
Ed è in certi sguardi che si vede l’infinito

Stridono le auto come bisonti infuriati
le strade sono praterie, accanto a grattacieli assolati
come possiamo tenere nascosta la nostra intesa
ed è in certi sguardi che si intravede l’infinito

Tutto l’universo obbedisce all’amore,
come puoi tenere nascosto un amore,
ed è così che ci trattiene,
nelle sue catene,
tutto l’universo obbedisce all’amore…

Come possiamo tenere nascosta la nostra intesa
ed è in certi sguardi che si nasconde l’infinito


Tutto l’universo obbedisce all’amore,
come puoi tenere nascosto un amore,
ed è così che ci trattiene,
nelle sue catene,
tutto l’universo obbedisce all’amore…
..obbedisce all’amore

>> tutto l’universo obbedisce all’amore >> Franco Battiato

oggi ho scoperto che devo farmi questo bel regalo.

venerdì 14 novembre 2008

contorta


Sembrava risentita con se stessa per essersi illusa, per essersi fidata di lui. Assaf le spiegò con precisione quello che doveva fare.Cercò di parlare in modo assennato e razionale, ma si rese conto che lei aveva innalzato un muro e lui non sapeva come fare per valicarlo. Non capiva nemmeno come potesse ancora dubitare delle sue intenzioni dopo la notte precedente. La guardò con stizza, con disperazione, rendendosi conto che la parte oscura e contorta del suo carattere aveva preso il sopravvento e lei si abbandonava con incomprensibile piacere all'invasione dei topi. Capì che ,a parole, non sarebbe mai riuscito a convincerla.

>> Qualcuno con cui correre >> David Grossman

Tutto quello che vorrò?


"Tutto quello che vorrò?" sorrise, e il suo cuore fece una capriola

>> Qualcuno con cui correre >> David Grossman

occhi


Il mondo era negli occhi dell'altro. Tamar si avvicinò ad Assaf, lo guardò assorta, dimentica di se stessa, come se attingesse qualcosa dai suoi occhi, dal suo viso, dal suo corpo.

>> Qualcuno con cui correre >> David Grossman

giovedì 13 novembre 2008

metamorfosi

ecco un pesce nella rete che si dimena.
nella disperata speranza di trovare uno strappo per sfuggire,
o nella forsennata follia di riuscire a creare uno strappo,
o nella consapevolezza codarda di durare un po' meno,
o perché non posso fare altro,
da quando ho smesso
di essere uno scarafaggio che si finge morto.

mercoledì 5 novembre 2008

un mutamento


Nella vita, qualunque cosa venga realmente accettata, subisce poi un mutamento. Così la sofferenza deve diventare Amore. Questo è il mistero. Questo io debbo fare. Io debbo, da un amore esclusivo, salire ad un amore più grande. Io debbo dare a tutta l’umanità ciò che diedi a lui solo. L’agonia presente passerà, se non uccide. Ma non durerà. Io sono, ora, come una creatura cui sia stato divelto il cuore violentemente…ma… sopporta…sopporta! Come nel mondo fisico, così in quello spirituale, la sofferenza non deve durare eterna. Tuttavia è terribilmente acuta, ora. E’ come se si fosse verificato un avvenimento spaventoso. Se riesco a dimenticare la scossa, a non riviverne più tutto l’orrore, a non ricominciare sempre da capo, diverrò più forte.

>> Diario >> Katherine Mansfield

martedì 4 novembre 2008

quanto a lungo puoi durare?


E I TAMBURI STANNO ZITTI
E LA GRANCASSA TACE
MA I TUOI BAMBINI NON LO SANNO
E CONTINUANO A GIOCARE
chiudi gli occhi e non sai quanto
quanto a lungo puoi durare
chiudi gli occhi e..

>> il gigante e il mago >> da solo >> vinicio capossela

..E BASTA.

lunedì 3 novembre 2008

sguazzarvici


E sapeva, non si era illuso nemmeno per un istante, che lei probabilmente non temeva quei pensieri e nemmeno li fuggiva. A differenza di lui, che gettava un'occhiata e scappava via, ci ripensava e poi se ne dimenticava. Lei dava voce a quelle sensazioni, parlava delle schiere di topi come di vecchie conoscenze. A volte perfino con un sorriso. Assaf aveva quasi l'impressione che Tamar provasse uno strano piacere a sguazzarvici. E quando vide la pagina in cui aveva scritto
cento volte, come per castigo la parola "anomala", gli venne voglia di cancellarla con una grande X e scriverci sopra "rara"

>> Qualcuno con cui correre >> David Grossman