sabato 26 dicembre 2009

un'intera giornata


I suoi occhi avevano quasi la stessa straordinaria sfumatura di blu di quelli di Zooey, ma erano più distanziati, proprio come devono esserlo gli occhi di una sorella; e non occorreva, per così dire, un'intera giornata per penetrarvi dentro, com'era invece per Zooey.

>> Franny e Zooey >> J.D. Salinger

confessioni


D'altronde non esiste pagina di confessioni autobiografiche che non puzzi dell'orgoglio d'aver rinunciato al proprio orgoglio.

>> Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour introduzione >> J.D. Salinger

martedì 1 dicembre 2009

ego, ego, ego


Tutto quello che so è che sto diventando matta. Sono stufa di tutti questi ego, ego, ego. Del mio e di quello di tutti gli altri. Sono stufa della gente che vuole arrivare, fare qualcosa di notevole eccetera, essere un tipo interessante. È disgustoso, disgustoso e basta.

>> Franny e Zooey >> J.D. Salinger

anch'io

venerdì 27 novembre 2009

se sei un poeta


Se sei un poeta, fai qualcosa di bello. Cioè, la gente s'aspetta che tu lasci qualcosa di bello quando finisci la pagina e così via. La gente di cui parli non ti lascia nulla, non una cosa sola che sia bella. Quelli che magari sono solo un tantino migliori non fanno altro che entrarti in testa e lasciartici dentro qualcosa. Ma solo perché lo fanno, solo perché sanno lasciare qualcosa, non è detto che debba essere una poesia, per amor del cielo. Può darsi che sia soltanto una specie di gocciolio sintattico terribilmente affascinante...

>> Franny e Zooey >> J.D. Salinger

sabato 21 novembre 2009

kleenex

oggi sono andata in un posto dove su un tavolino c'erano dei fazzoletti di carta apposta per me. che ne prendi uno e subito un'altro spunta fuori dalla scatola come una magia, identico al primo, come se niente fosse, come se il tempo collassasse e tra l'uno e l'altro non fosse accaduto niente, come se fosse sempre la prima volta, come se non avesse memoria, come se ogni volta si cominciasse da capo. ne ho preso uno. ne ho preso un altro. ne ho presi tanti me ne sono accorta alla fine. non l'avevo mai fatto, ma l'avevo visto fare nei film, però io non mi son sentita un'attrice, peccato.
alla fine quando mi sono alzata ho scoperto che erano tanti, li avevo tutti appallottolati e nascosti tra le gambe, mi sono alzata ed erano lì: bianche palline bagnate, non sapevo cosa fare e li ficcati nella borsetta e sono andata.

adesso a distanza di ore mi mi spiace un pò buttarli..così pronti servizievoli disponbili ad accogliere le mie lacrime come se fossero sempre le prime, senza dire hai già pianto, stai piangendo già da un pò,.. avrai già un fazzoletto moccioso da qualche parte, e invece dicenti prendi me , prendi me se stai per piangere prendi me, le tue lacrime sono nuove,
le tue lacrime sono ancora nuove.

venerdì 20 novembre 2009

scambio #5

- Antichrista * Amélie Nothomb
+ Natura morta con picchio * Tom Robbins

scambio #3

- La viaggiatrice * Karla Suárez
+ Lettere a Milena * Franz Kafka

scambio #4

- Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie * Tim Burton
+ La masseria delle allodole * Antonia Arslan

scambio #2

- La ragazza delle arance * Jostein Gaarder
+ Herzog * Saul Bellow

scambio #1

- Causa di forza maggiore * Amélie Nothomb
+ Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie * Burton Tim

lunedì 16 novembre 2009

che faccio? esco dal letargo?

domenica 15 novembre 2009

tra un amico che perdo e un amico che avrò


Ho imparato a sognare,
che non ero bambino
che non ero neanche un' età
Quando un giorno di scuola
mi durava una vita
e il mio mondo finiva un po là
Tra quel prete palloso
che ci dava da fare
e il pallone che andava
come fosse a motore
C'era chi era incapace a sognare
e chi sognava già
Ho imparato a sognare
e ho iniziato a sperare
che chi c'ha avere avrà
ho imparato a sognare
quando un sogno è un cannone,
che se sogni
ne ammazzi metà

Quando inizi a capire
che sei solo e in mutande
quando inizi a capire
che tutto è più grande
C' era chi era incapace a sognare
e chi sognava già

Tra una botta che prendo
e una botta che dò
tra un amico che perdo
e un amico che avrò
che se cado una volta
una volta cadrò
e da terra, da lì m'alzerò

C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò

Ho imparato a sognare,
quando inizi a scoprire
che ogni sogno
ti porta più in là
cavalcando aquiloni,
oltre muri e confini
ho imparato a sognare da là
Quando tutte le scuse,
per giocare son buone
quando tutta la vita
è una bella canzone
C'era chi era incapace a sognare
e chi sognava già


Tra una botta che prendo
e una botta che dò
tra un amico che perdo
e un amico che avrò
che se cado una volta
una volta cadrò
e da terra, da lì m'alzerò

C'è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò


>> Ho imparato ha sognare >> Negrita

martedì 3 novembre 2009

sono

sono un catorcio marcio
sono una pera nera
sono un gorgo balordo
sono una clandestina
sono una poesia
che non fa la rima

lunedì 19 ottobre 2009

poichè sono un prigioniero

Io stesso sono a caccia di consolazione come un cacciatore lo è di selvaggina. Là dove la vedo baluginare nel bosco sparo. Spesso il mio tiro va a vuoto, ma qualche volta una preda cade ai miei piedi. Poichè so che la consolazione ha la durata di un alito di vento nella chioma di un albero, mi affretto ad impossesarmi della mia vittima. Cosa stringo allora fra le mie braccia? Poichè sono solo: una donna amata o un infelice compagno di strada. Poichè sono un poeta: un arco di parole che tendo sentendomi pervadere di gioia e di spavento. Poichè sono un prigioniero: un improvviso spiraglio di libertà. Poichè sono minacciato dalla morte:un animale caldo e vivo, un cuore che batte irridente. Poichè sono minacciato dal mare: uno scoglio d'inamovibile granito.
>> Il nostro bisogno di consolazione >>  Stig Dagerman

venerdì 16 ottobre 2009

che tu sia per me il coltello


E forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più cara; amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.

>> Lettere a Milena >> Franz Kafka

e non sa come salvarsi


..se in qualche modo è possibile in questo mondo senza appigli (dove uno è strappato via quando lo si strappa via e non sa come salvarsi), non lasciarti allontanare da me, anche se una volta o mille volte o proprio adesso o forse sempre proprio adesso ti deludo. Questa del resto non è una preghiera e non è affatto rivolta a te, non saprei dove sia rivolta. E' soltanto l'oppresso respiro del petto oppresso.

>> Lettere a Milena >> Franz Kafka

più che partire non si può


Anch'io sono in viaggio ed è un viaggio lungo.
Ma tu non tormentarti per questo, ti prego, in ogni caso siamo in viaggio,
più che partire non si può.

>> Lettere a Milena >> Franz Kafka

..erano nel numero di x


So anche stare allo scherzo, ma per me ogni cosa può essere anche una minaccia. Quando mi scriverai:- Ieri ho contato e fatto la somma delle e nella tua lettera che erano nel numero di x: come puoi permettermi di scrivermi e, e proprio in un numero di x? - potrò anche, se rimarrai seria, persuadermi di averti con ciò offesa ed essere alquanto infelice. E infine potrebbe essere davvero un'offesa, è difficile controllare.

>> Lettera a Milena >> Franz Kafka

domenica 4 ottobre 2009

riconosca se stessa


Ho letto un'altra volta la lettera di domenica, è più terribile di quanto non pensassi dopo la prima lettura. Bisognerebbe, Milena, prendere il suo viso fra le mani e guardarle fermamente negli occhi affinché negli occhi dell'altro lei riconosca se stessa e da questo momento non sia più capace neanche di pensare cose come quelle che ha scritte là.

>> Lettere a Milena >> Franz Kafka

sabato 3 ottobre 2009

ognuna per proprio conto


Ma come eravamo potute giungere a questo scoppio di collera? Glielo chiesi perchè la cosa mi era incomprensibile, e la risposta di Milena mi fece tremare:"D'un tratto ho avuto la sensazione che anche noi due fossimo diventate come la maggior parte delle persone, che parlano, parlano di continuo ognuna per proprio conto, come se in mezzo a loro ci fosse un muro..Niente di ciò che uno dice riesce a raggiungere il cuore dell'altro.."

>> Milena l'amica di Kafka >> Margarete Buber Neumann

venerdì 2 ottobre 2009

era una tenda bianca leggermente gonfiata dal vento


Nell'infermeria, le finestre dell'ufficio di Milena davano sulla piazza del campo. Seduta alla scrivania poteva vedere il grande cancello di ferro che ci divideva dalla liberà. In quella stanza lavoravano parecchie prigioniere. Ma c'era un angolo, quello di Milena, che recava la sua impronta personale. Sul tavolo c'era sempre un fiore infilato in qualsiasi recipiente che potesse assomigliare ad un vaso. Una scatoletta di cartone per le matite conteneva...un bottone di vetro sfaccettato. Quando splendeva il sole, vi apparivano magicamente riflessi i colori più belli dell'arcobaleno. Di così poco può accontentarsi un essere umano. Sulla parete accanto alla finestra c'era una fotografia di Praga e di fianco una riproduzione a colori, certamente ritagliata da un calendario delle SS, nella quale da una finestra spalancata si scorgeva in lontananza un paesaggio montano. Ma ciò che attirava me e Milena verso questa immagine era una tenda bianca leggermente gonfiata dal vento..Per chi ha nostalgia della libertà, basta un lembo di stoffa su una stupida immagine a riempire il cuore di commozione.

>> Milena l'amica di Kafka >> Margarete Buber Neumann

un bottone, una tenda bianca, un angolo..tutti per me

giovedì 1 ottobre 2009

l'analfabeta politico

Il peggior analfabeta è l'analfabeta politico. Egli non sente, non parla, né s'interessa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell'affitto, delle scarpe e delle medicine, dipendono dalle decisioni politiche. L'analfabeta politico è talmente somaro che si inorgoglisce e si gonfia il petto nel dire che odia la politica. Non sa, l'imbecille, che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta, il minore abbandonato, il rapinatore e il peggiore di tutti i banditi, che è il politico disonesto, il mafioso, il corrotto, il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.

>> Bertolt Brecht.

venerdì 25 settembre 2009

Era incapace di fare qualcosa che avrebbe potuto svelare


Nessuno ha mai saputo molto di lui, e la gente non lo riteneva una persona straordinaria. Ma una volta accadde che qualcuno lo incolpò di qualcosa ed egli non si difese. Ma poiché aveva un viso così onesto e virile e l'accusa era grave, io non ci credetti. Mi faceva infinitamente male pensare che quel giovane dal viso sincero e dagli occhi pacati che ti guardavano in faccia così direttamente avesse potuto commettere un'azione tanto brutta. Allora ho indagato su ciò che realmente era accaduto. Scoprii che non si era difeso perché in tal caso avrebbe dovuto svelare qualcosa di infinitamente bello e nobile su se stesso, qualcosa di cui chiunque altro si sarebbe vantato anche senza una simile opportunità. Non avevo mai visto nulla del genere. In seguito mi resi conto che era l'uomo più singolare che avessi mai incontrato, e non c'è nulla che mi abbia colpito in vita mia quanto un piccolo sguardo nel suo cuore. Era un uomo infinitamente nobile, ma questo fatto egli lo nascondeva come uno, credo, si vergogni di avere dei pregi rispetto agli altri. Era incapace di fare qualcosa che avrebbe potuto svelare la sua vera natura, e le cose più belle le faceva in silenzio, con timidezza e pudore, di nascosto e furtivamente, ma davvero di nascosto, e mai come se dovesse solo apparire che egli agisse in segreto. Quando egli morì - era troppo buono per questo mondo, e io non temo di usare una simile espressione, che qui è appropriata - lessi in uno dei suoi diari un episodio che risaliva alla sua giovinezza, e poiché mi pare la cosa più bella che abbia mai udito, voglio raccontarla: Quando era piccolo ricevette dalla madre - era molto povero - un ventino (20 centesimi). Fu un grande avvenimento: non aveva mai posseduto in vita sua un ventino. E il fatto che quel denaro se l'era guadagnato rendeva l'evento ancor più memorabile. Quando poi uscì in strada per comprarsi qualcosa, incontrò una mendicante che aveva un aspetto talmente pietoso che egli ne rimase tremendamente scosso e fu subito preso dal grande desiderio di regalarle il ventino. Ma a quei tempi un ventino era ancora un piccolo patrimonio per una mendicante e per un ragazzino. Temeva a tal punto gli elogi e i ringraziamenti di cui la poveretta l'avrebbe sommerso e l'attenzione che un simile gesto avrebbe risvegliato che decise di cambiare il ventino. Poi regalò alla mendicante un pezzo da due centesimi, corse intorno al caseggiato e tornando dalla parte opposta le regalò altri due centesimi, e così per dieci volte; insomma le diede tutti i venti centesimi, non ne tenne per sé neanche uno, e infine scoppiò in singhiozzi, esausto per lo sforzo che questo gesto gli era costato.
Penso che sia la favola più bella che abbia mai udito, e quando l'ho letta mi sono riproposta di non dimenticarla più per il resto della mia vita.

>> Milena l'amica di Kafka >> Margarete Bubber-Neumann

giovedì 10 settembre 2009

son già 2 volte che quando vedo una mia amica lei mi racconta che ha assalito la zucca col batticarne.
son già 3 volte che un'altra mia amica mi racconta che mentre lei è andata a far pipì la figlia di 1 anno si è arrampicata sul letto a castello.
non sono messa molto bene ultimamente.

sabato 29 agosto 2009

basta andarci al supermercato


La desistenza è la strategia vincente. Desistere Desistere Desistere. Non c’è altro modo.
Estraniarsi dalla lotta, per vincere la guerra. Purtroppo l’ho capito troppo tardi, a bocce ferme, quando era già tutto finito. Non era a Sun Tzu che dovevamo guardare, ma al Mahatma Gandhi, era lui la chiave di volta. La desistenza è l’unica via percorribile per la rivoluzione. Solo praticando la desistenza si può mettere davvero in ginocchio il nemico capitalista. Perché mentre si desiste, la guerra prosegue da sé, come la giornata scorre mentre si scarica un film da internet. Una desistenza apparentemente mite, che non desta sospetti, ma mille volte più efficace di qualsiasi azione terroristica. Bisogna desistere dal desistere, è questo il concetto. Arrendersi al consumismo, al conformismo, al turismo, al divismo, al buonismo, al bipartitismo, al carovita, al caropetrolio, all’inflazione, alla mondializzazione, alla privatizzazione, alla delocalizzazione, alla rateizzazione, arrendersi a tutto. La resa porterà alla vittoria finale, ne sono certo. Bisogna consumare il più possibile, smettere di fare la raccolta differenziata, buttare un oggetto anche se si può aggiustare, bisogna prendere l’auto anche per brevi spostamenti, e , quando possibile, anche più di un’auto a persona, bisogna lasciare le luci accese e anche i riscaldamenti e l’aria condizionata, magari con le finestre aperte in spregio al ciclo di Carnot, bisogna mandare la lavastoviglie senza aspettare che sia a pieno carico, fare il bagno invece della doccia, non bere mai l’acqua della cannella ma solo carissima acqua minerale, possibilmente di fiordo, e via via gesti di questo genere. Gesti all’apparenza innocui, che sembrano all’ordine del giorno, e invece minano il sistema e accelerano la fine. Erodere la società dal di dentro, smontare il grande meccano mettendosi in tasca una vite alla volta, dissipare risorse e devastare il pianeta senza dare nell’occhio, produrre ricchezza a breve e povertà a lungo termine, raccogliere oggi per seminare domani. E’ la gallina che voglio, anzi, il pollo, e arrosto, dell’uovo non so proprio che farmene. Solo così spianeremo la via alla catastrofe e porremo le basi per una futura rinascita.
E’ il mite consumista il vero prototipo del rivoluzionario, è l’uomo medio il superuomo, il cittadino comune il kamikaze della società, altroché. Non c’è affatto bisogno di farsi esplodere in un supermercato, basta andarci al supermercato, portare la moglie all’Ikea, i figlia a Eurodisney, sottoscrivere l’abbonamento Sky e farsi un giro a Mediaworld sotto natale. E tutto questo, prima o poi, finirà. E’ solo questione di tempo.

>> Come ho perso la guerra >> Filippo Bologna

continuare a vivere


- Ha rischiato la vita, ma che cos'altro ha mai rischiato? Ha mai rischiato la disapprovazione? Ha mai rischiato la sicurezza economica? Ha mai rischiato per una sua opinione? [.. ] Il vero coraggio è rischiare qualcosa con cui dovrà continuare a vivere, il vero coraggio è rischiare qualcosa che potrebbe costringerla a ripensare i suoi pensieri, a subire un cambiamento e a doversi adattare. Il vero coraggio sta nel mettere in gioco i propri luoghi comuni.

>> Uno zoo lungo la strada >> Tom Robbins

questo libro è bellissimo, e questa frase se penso alla mia vita, rischia di commuovermi.

venerdì 10 luglio 2009

funziono da specchio


Per secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi
dal potere magico e delizioso di riflettere raddoppiata la
figura dell’uomo. Senza questo potere, la terra sarebbe
ancora probabilmente palude e giungla. Le glorie di tutte le
nostre guerre sarebbero sconosciute. Saremmo ancora a
scalfire sagome di cervi su frammenti di ossa di montone
e a barattare pietre focaie con pelli di pecora o con altri
semplici ornamenti che colpissero il nostro gusto non sofisticato.
I superuomini e la mano del destino non sarebbero
mai esistiti. Lo Zar e il Kaiser non avrebbero mai
portato una corona, né l’avrebbero mai persa. Qualunque
possa essere il loro uso nelle società civilizzate, gli specchi
sono indispensabili per ogni azione violenta ed eroica.
Ecco perché Napoleone e Mussolini sostengono con
tanta veemenza l’inferiorità delle donne; perché se queste
non fossero inferiori, gli uomini cesserebbero di ingrandirsi.
Questo serve a spiegare in parte il bisogno che
tanto spesso gli uomini sentono delle donne. E serve a
spiegare la misura del loro disagio se colpiti dalla critica
femminile; l’impossibilità per la donna di dire questo
libro è brutto, questo dipinto manca di personalità, o
qualunque altra cosa, senza suscitare molto più dolore e
molta più rabbia di un uomo che esprimesse le stesse critiche.
Perché se lei comincia a dire la verità, la figura
nello specchio si rimpicciolisce; viene diminuita la sua
idoneità alla vita. Come potrà continuare a giudicare, civilizzare
gli indigeni, emanare leggi, scrivere libri, vestirsi
a festa e sproloquiare ai banchetti, se non riesce a vedersi a
colazione e a cena almeno il doppio di quanto è realmente?

>> Una stanza tutta per sé >> Virginia Woolf

attraverso sé


l’infinita schiavitù della donna sarà spezzata,
quando vivrà per sé e attraverso sé.

>> Rimbaud

martedì 30 giugno 2009

tutto in orario


..La cura del manicomio è fare le cose in orario. Svegliarsi, lavarsi, cacare, pisciare, vestirsi, mangiare, dormire. Tutto in orario. E la vita continua.

>> La pecora nera >> Ascanio Celestini

venerdì 26 giugno 2009

bisogna sempre aspettare


E d'un tratto la corrente mi porta via, e continua a trasportarmi finché andrò ad arenarmi nella morte. Tragicamente, la mia vita precipita. E con tutto ciò, in questo momento cola lentamente goccia a goccia, ora per ora, minuto per minuto. Bisogna sempre aspettare che lo zucchero fonda, che il ricordo svanisca, che la ferita rimargini, che il sole tramonti, che la noia si dissipi. Strana cesura tra questi due ritmi. Le mie giornate fuggono al galoppo, e in ciascuna d'esse languisco.

>> Una donna spezzata >> Simone de Beauvoir

giovedì 25 giugno 2009

Non capisco perché continuino a invitarmi


- Se le muore inopinatamente un ospite in casa, si guardi bene dall’avvertire la polizia. Chiami un taxi e gli dica di condurla all’ospedale con l’amico che ha avuto un malore. Il decesso verrà constatato appena arrivati al pronto soccorso e lei potrà assicurare, testimone alla mano, che il trapasso è avvenuto durante il tragitto. In questo modo la lasceranno in pace.
- Io, a dire la verità, mi sarei preoccupato di chiamare un medico, non la polizia.
- Stesso risultato. Quelli sono tutti in combutta. Se qualcuno di cui non le importa un accidenti ha una crisi cardiaca nel suo appartamento, il primo ad essere sospettato è lei.
- Sospettato di che? Se ha avuto una crisi cardiaca?
- Finché non verrà dimostrato che è stata una crisi cardiaca, casa sua sarà considerata come la scena di un crimine. Lei non potrà più toccare niente. Il suo alloggio sarà invaso dalle autorità, ci mancherà poco che non traccino la posizione del corpo con il gesso. Si sentirà a disagio. Le faranno mille domande, sempre le stesse.
- E dov’è il problema, se uno è innocente?
- Ma lei non è innocente. Una persona le è morta in casa.
- Bisogna pur morire da qualche parte.
- A casa sua, non al cinema, non in banca, non nel sonno.
Quel tale ha aspettato di trovarsi a casa sua per passare a miglior vita. Le coincidenze non esistono. Se è morto nella sua abitazione, lei c’entra per forza qualcosa.
- Ma no. Quella persona può aver provato un’emozione violenta, che non c’entra affatto con me.
- Ma ha avuto il cattivo gusto di provarla nel suo appartamento. Vada a spiegarlo alla polizia. Anche supponendo che le autorità alla fine le credano, fino a quando lei ha il cadavere in casa, quello non si tocca. Se è morto sul divano, non potrà più sedercisi. Se è trapassato alla sua tavola, si abitui a condividere i pasti con lui. Bisognerà che coabiti con un cadavere. Per cui glielo ripeto: chiami un taxi. Ha mai fatto caso, nei giornali alla formula di rito:” L’uomo è morto mentre veniva trasportato in ospedale.” Ammetterà che è buffa, questa propensione che ha la gente a morire durante uno spostamento, a bordo di un veicolo anonimo. Sì perché lo avrà capito che non deve usare la sua auto.
- Non stà un po’ esagerando con la paranoia?
- Da Kafka in poi è dimostrato: se uno non è paranoico è lui il colpevole.
- Ma allora meglio non invitare mai nessuno.
- Sono contento di sentirglielo dire. Proprio così, meglio non invitare mai nessuno.
- E noi, signore, cosa stiamo facendo?
- Siamo stati invitati, mica abbiamo invitato noi. Siamo parecchio furbi, noi. i nostri ospiti devono apprezzarci non poco, per correre il rischio che gli si venga a morire in casa…
- Lei mi sembra in buona salute.
- Si dice sembre così. Lei lo sa com’è. E’ più tardi di quanto pensiamo. Forse ci resta pochissimo da vivere. E questo poco tempo non dovremmo dedicarlo alla mondanità.
- E come mai lei è qui?
- Per una ragione identica alla sua, immagino: perché è difficile rifiutare. Una domanda meno misteriosa di quest’altra: perché i nostri ospiti ci hanno invitato?
- Parli per sé.
- Non intendo affatto mettere in dubbio i suoi pregi o quelli delle persone che abbiamo intorno. Ed è tanto più bizzarro per il fatto che tutti i presenti, individui intelligenti e che provano visibilmente una certa simpatia, se non addirittura amicizia, gli uni per gli altri, non hanno assolutamente niente da dirsi. Li ascolti.
E’ inevitabile: superati i venticinque anni, tutti gli incontri umani sono una ripetizione. Il signor tal dei tali le parla e lei pensa: “Ecco il caso 226 bis.” Che noia. So già tutto quello che mi dirà. Io sono qui stasera unicamente perché non mi va di inimicarmi i nostri ospiti. Sono miei amici, per quanto non mi interessi la loro conversazione.
- E non ricambia mai la cortesia?
- Mai. Non capisco perché continuino a invitarmi.
- Forse perché lei stesso è la migliore smentita di quanto afferma: quello che mi ha appena raccontato sulla morte, non l’avevo mai sentito.

>> Causa di forza maggiore >> Amèlie Nothomb

martedì 23 giugno 2009

è atroce


Ho finito per cedere alle loro insistenze. Avevo paura per la mia salute sempre più debole. Paura del silenzio. Avevo preso l'abitudine di telefonare a Isabelle tre volte al giorno, a Colette nel cuore della notte. Così, adesso pago qualcuno perchè mi ascolti, è atroce.

>> Una donna spezzata >> Simone de Beauvoir

lunedì 22 giugno 2009

talmente unica


Perchè non mi ama più? Bisognerebbe sapere perchè mi ha amata. E' una domanda che non ci si pone nemmeno. Anche se non si è orgogliosi, nè narcisisti, è talmente straordinario essere chi siamo, è una cosa talmente unica, che ci sembra naturale essere unici anche per un altro.

>> Una donna spezzata >> Simone de Beauvoir

una donna spezzata


Guardo le gocce d'acqua che scorrono giù per il vetro contro il quale batteva la pioggia fino a poco fa. Non cadono verticalmente, sembrano animaletti che per ragioni misteriose deviino a destra e a sinistra insinuandosi in mezzo ad altre gocce immobili, arrestandosi, ripartendo come se cercassero qualcosa. Mi sembra di non aver più niente da fare. Avevo sempre delle cose da fare; adesso, lavorare a maglia, cucinare, leggere, ascoltare un disco, tutto mi sembra inutile. L'amore di Maurice dava un'importanza a ogni omento della mia vita. Adesso è vuota. Tutto è vuoto: gli oggetti, i momenti. Io stessa.

>> Una donna spezzata >> Simone de Beauvoir

molto bello questo brano, ma a me non capita la stessa cosa, perchè il tetto è abbastanza sporgente e i vetri non si bagnano mai.

mercoledì 17 giugno 2009

vuoi venire a vedere la tv?


Il primo giorno la vidi sorridere. Subito desiderai conoscerla.
Sapevo bene che non sarebbe accaduto. Di fare un passo verso di lei, no, non ne ero capace. Aspettavo sempre che fossero gli altri ad avvicinarsi a me, ma nessuno lo faceva mai.
Era questo l'università: credere che ti saresti aperta sull'universo e non incontrare nessuno.

>> Antichrista >> Amélie Nothomb

lunedì 15 giugno 2009

mia madre


Mia madre, come mille altre, ha la mania della pulizia. E' di quelle che strillano "Cacca,cacca" quando il bambino raccoglie qualcosa d'interessante da terra e simulano di picchiare la manina che si tendeva fiduciosa per ammirare insieme il nuovo tesoro. Così i figli imparano che il mondo è fatto di merda molto prima che ne abbiano la prova provata.

>> L'ultima estate >> Cesarina Vighy

lunedì 8 giugno 2009

ho scelto il mio epitaffio


Ogni individuo ha il suo segreto che porta chiuso in sé fin dalla nascita, segreto di profumo di tiglio, di rosa, di gelsomino, profumo segreto sempre diverso sempre nuovo unico irripetibile, segreto di impronte digitali, graffito inesplicabile sempre nuovo diverso sempre unico irripetibile. Segreto di occhi azzurri, eco del segreto dello spazio segreto di occhi neri, eco del segreto della notte segreto di occhi grigi, eco di segreto di disegno di nuvole sempre dissimile, impensato segreto di occhi verdi, eco del segreto di profondità marine danzanti di alberi di corallo, alberi di sangue? Segreto di sangue pietrificato...ogni individuo ha il suo segreto...non violate questo segreto, non lo sezionate, non lo catalogate per vostra tranquillità, per paura di percepire il profumo del vostro segreto sconosciuto e insondabile a voi stessi, che portate chiuso in voi fin dalla nascita sconosciuto e insondabile a voi stessi. Ogni individuo ha il suo segreto, ogni individuo ha la sua morte in solitudine...morte per ferro, morte per dolcezza, morte per fuoco, morte per acqua, morte per sazietà unica e irripetibile. Ogni individuo ha il suo diritto al suo segreto ed alla sua morte.

Non cercate di spiegarvi la mia morte, non la sezionate, non la catalogate per vostra tranquillità, per paura della vostra morte, ma al massimo pensate - non lo dite forte la parola tradisce - non lo dite forte ma pensate dentro di voi: è morta perché ha vissuto.

>> Il filo di mezzogiorno >> Goliarda Sapienza

nè di annoiairsi


Le donne [..] tanto non corrono il rischio di rifiuti, sono già rifiutate in partenza, nè di annoiarsi perchè a casa pur con l'uomo più noioso del mondo, c'è sempre qualcosa da fare, magari il riso con le verze.

>> L'ultima estate >> Cesarina Vighy

brulica


La testa mi brulica come fosse piena di vermi. Che scambio per idee.

>> L'ultima estate >> Cesarina Vighy

le mie sono notti bianche


Tutti ad aspettare la Notte Bianca. La Notte dei morti viventi, direi io. Gli zombi che non vanno in un museo neanche se li paghi, che non leggono un libro dalle elementari, che non li tiri fuori di casa la sera perchè preferiscono addormentarsi davanti alla TV, come a un segnale misterioso, si riversano in massa nelle strade, fanno file lunghissime per vedere gli incomprensibili disegni del futuro restauro di un mosaico, assistere ad uno spettacolo che danno già da mesi, ascoltare i canti occitani ("Ma dov'è l'occitania? Mah, sarà uno di quei nuovi paesi della Russia").
Le mie sono notti bianche davvero: mi addormento alle cinque, alle sei, alle sette. Quando tento di spegnere la lampada, allo scattare della chiavetta mi si accende tutto un teatro negli occhi chiusi.

>> L'ultima estate >> Cesarina Vighy

L'ultima estate di Cesarina Vighy



Camminare eretti e parlare, due facoltà che hanno fatto della scimmia un uomo: io le sto perdendo entrambe. Restano l'inutile pollice sovrapponibile e l'insopportabile coscienza di me.

>> L'ultima estate >> Cesarina Vighy

mercoledì 3 giugno 2009

castagna appena sgusciata


mi guardava e gli occhi lucidi di castagna appena sgusciata, dal mallo verde e spinoso trasparivano luci calde d'oro e marrone...luci filtrate dalle foglie di un bosco autunnale?

>> Il filo di mezzogiorno >> Goliarda Sapienza

bisogno di esistere


[..] e questo perchè non crede in se stessa. Ma avendo nello stesso tempo bisogno di esistere, per dover prendere coscienza delle sue qualità, le deposita in un'immagine femminile che le è vicina, e lega la sua vita, il suo essere, a quest'immagine così da averne un bisogno sproporzionato ed assoluto.

>> Il filo di mezzogiorno >> Goliarda Sapienza

mercoledì 27 maggio 2009

sferzate di libeccio


Spiavo giorno per giorno, ora per ora. Quei lineamenti pacificati in onde calme di bonaccia nascondevano sferzate di libeccio: sapevo che presto di sarebbero scomposti: non mi facevo più ingannare dalla loro quiete sapevo che sarebbero stati frantumati dalle plumbee raffiche della follia.

>> Il filo di mezzogiorno >> Goliarda Sapienza

lunedì 25 maggio 2009

sospesa

ho detto ti voglio bene.
a bassa voce.
non so se si è sentito.

martedì 19 maggio 2009

una leva pericolosa


Mi viene il dubbio di non aver mai capito niente dell'amore, perchè di tutte le parole, essendo essa la più vitale e libera, può diventare una leva pericolosa per la ricerca di se stessi, e quindi lo strumento attraverso il quale si smascherano falsi concetti, false leggi, false limitazioni, fisiche e morali.
E' questa la ragione per cui "amore" é la parola più snaturata, incarcerata fra le sbarre dei codici legali, da censori, uomini politici e medici venduti all'ordine.

>> Lettera Aperta >> Goliarda Sapienza

mercoledì 13 maggio 2009

su se stesso


Sente su se stesso la minima ferita dell'altro.
Ha la crudeltà di uno che non lotta, che sente la ferita prima.
Rifugge dallo scontro, tutto incide nella sua carne, e al nemico non accade nulla.
Quando in una lettera le scrive qualcosa che potrebbe offenderla, glielo fa notare nella lettera seguente, la costringe a rendersene conto, si scusa di nuovo; lei non s'accorge di nulla, in genere non sa nemmeno a che cosa lui si riferisca.

>> L'altro processo - le lettere di Kafka a Felice >> Elias Canetti

io non sono sazio


Tu volevi una cosa ovvia: un appartamento tranquillo, sistemato tranquillamente, tipo famiglia, come l'avevano le altre famiglie del tuo e anche del mio ceto...Ma che cosa significava l'idea che ti eri fatta di quell'appartamento? Significava che eri in pieno accordo con gli altri, ma non con me...
Quegli altri, quando si sposano, sono quasi saziati e per loro il matrimonio è soltanto l'ultimo boccone grande e grosso. Per me no, io non sono sazio, non ho fondato nessuna azienda che da un anno all'altro della vita coniugale debba svilupparsi, non ho bisogno di un'abitazione definitiva dalla cui pace in bell'ordine voglia dirigere l'azienda, ma non solo non ho bisogno di un'abitazione così, essa mi fa paura.

>> L'altro processo - le lettere di Kafka a Felice >> Elias Canetti

giovedì 7 maggio 2009

gli spiriti migliori lo hanno sempre saputo


L'uomo, che riteniamo essere la misura di tutte le cose, è quasi uno sconosciuto, i suoi sviluppi nel conoscere se stesso sono minimi e ogni nuova teoria lo offusca più di quanto lo illumini.
Soltanto l'esplorazione spassionata e concreta di alcuni singoli individui permette di pazientemente progredire.
Poiché le cose stanno così da lunghissimo tempo e gli spiriti migliori lo hanno sempre saputo, una persona che si proponga con tanta perfezione per farsi conoscere é sotto tutti i punti di vista un incomparabile colpo di fortuna.

>> L'altro processo - le lettere di Kafka a Felice >> Elias Canetti

ero indecisa, a questo post potevo anche dare il titolo un incomparabile colpo di fortuna, poi ho deciso di optare per me, un titolo meno contingente, che lascia spazio ad altri colpi di fortuna, anche se mi rendo conto che sperare di eguagliare l'incomparabile è da folli.

mercoledì 6 maggio 2009

il peso dell'individuo


L'unico intento della sua vita é di sottrarsi al potere in ogni suo aspetto, egli lo sente, lo individua, lo nomina o gli dà risalto ovunque là dove altri lo accetterebbero con naturalezza.
>> L'altro processo >> Elias Canetti


Ero impotente di fronte a quel tale: lui sedeva traquillo di fronte a quel tavolo, guardandone il piano. Io gli giravo intorno e sentivo che la sua presenza mi strozzava. Intorno a me girava un terzo individuo e sentiva che la mia persenza lo strozzava.Intorno al terzo girava un quarto e sentiva che la sua presenza lo strozzava. E così via, fino ai movimenti degli astri e oltre. Tutto e tutti si sentono afferrare alla gola

>> preparativi di nozze in campagna >> Franz Kafka

L'armonia pitagorica delle sfere é diventata la potenza delle sfere, dove prevale il peso dell'individuo e ogni individuo rappresenta una propria sfera
>> L'altro processo >> Elias Canetti

domenica 3 maggio 2009

trabocco

..e dopo, quando se n'è andata, quando ha finito di parlare, ho bisogno di mettermi l'aspirapolvere in bocca, girare su max, e via, non lasciare che niente si depositi sull'anima.

mercoledì 29 aprile 2009

Ti stringi


Sola ,
ti protegge una coperta,
e niente sembra farti bene

Guardi le mani
le vedi ingrassate
le unghie di smalto sporcate
Quadri
pareti gialline
tendine
ditate sui vetri
Tu guardi dovunque
chissà cosa vedi

Basta,
non vuoi più sapere
non vuoi più rialzarti così non potrai più cadere
Vene, qualcosa ti scorre lì dentro, lo sento


Sembri una foglia, una vela leggera
la barca più piccola in questa bufera
E sembri una foglia una vela leggera,
una barca minuscola in questa bufera


Sola ,
ti scalda una coperta
Ti stringi, ti metti sul fianco
ogni oggetto è fuori fuoco, è opaco
ogni cosa si copre di bianco

Tutto scorreva, tu andavi,
non c'era motivo
eppure sbandavi tremavi
perché lo sentivi che non c'era più spiegazione

E sei caduta in ginocchio
sotto una doccia bollente,
hai sentito lo strappo
e infine più niente,
non sentivi più niente
E ora sembri una foglia, una vela leggera
la barca più piccola in questa bufera
E sembri di sfoglia , di tela leggera
Una barca minuscola in questa bufera

Fuori
c'è una sigaretta
una maglietta indossata storta
una lunga coda alla frontiera
una spiaggia nera
Fuori
Vento, temporale
fogli di giornale a volare agitati
sui viali dei parchi spogliati
Fuori
buche da saltare
strade in salita
biglietti da fare
qualcuno che invita , che viene a chiamare
Fuori
è arrivata l'estate
E' una notte di frasi avverate, di carte girate


E sembri una foglia, una vela leggera
la barca più piccola in questa bufera
Sembri di sfoglia , di tela leggera
barca minuscola in questa bufera
E sembri di carta di paglia di cera
la fiamma più debole che resisteva

>> E sembri una foglia >> Dentro Ogni Casa >> Pacifico

martedì 28 aprile 2009

così non va

mi sfugge tutto, soprattutto i miei pensieri.

lunedì 27 aprile 2009

quattro sono poche?


Penso a sere come questa, quando non mi viene dato di vivere

>> Olaf Bull


una, due, tre, quattro, sì quattro, ne ho quattro da pensare. sono poche?

martedì 21 aprile 2009

Tu cosa fai?


Coloro che non sanno vivere ora, non vivranno mai. Tu cosa fai?

>> Piet Hein

Sto nel surgelatore.

lunedì 20 aprile 2009

é una patologia intrinseca


Scossi la testa per scacciare quest'idea assurda. E' una patologia intrinseca: quando un'ipotesi delirante mi attraversa la mente, invece di riderne, la devo prendere seriamente in considerazione. Come se il mio cervello non distinguesse il possibile dal desiderabile. E quando dico possibile, sono indulgente

>> Causa di forza maggiore >> Amélie Nothomb

venerdì 17 aprile 2009

Poesia all’aria aperta



Se le parole che io vi dico, o quelle che voi mi dite,
quelle che ci diciamo tutti, i discorsi che ci facciamo,
se tutte queste famose vecchie appena nate
sciupate arrochite lucide splendenti
morbide affascinanti candide parole,
se noi le registrassimo tutte con un enorme registratore
per farne con i moderni sistemi una classificazione
e calcolare diabolicamente in conclusione che cosa ci diciamo;
e una volta stabilito in modo sufficientemente probabile,
moderatamente sicuro, mediamente attendibile,
che noi diciamo soprattutto manca il sale
e qualche altra cosa che non mi piace scrivere qui,
se con un razzo via satellite lanciassimo
le nostre rombanti parole verso lo spirito,
nelle regioni immutabili dove da secoli
con una fronda di mirto una fanciulla gioca;
e se chiedessimo ad un cervello-calcolatore
elettronico con lettore ottico per cui nemmeno
bisogna perforare le schede
di rimandarci indietro le parole selezionandole
dopo che quelle regioni hanno attraversato,
io chiedo a voi che cosa tornerebbe.

Dobbiamo naturalmente continuare a parlare,
si capisce, sicuro. Ma vedete,
uno che sta all’aria aperta aspettando che s’apra una rosa,
e intorno i mezzi di comunicazione di massa
freneticamente ripetono queste famose eccetera parole,
accade, può accadere che formalmente s’impegni
a non dirne, parole, se non
sono tornate vive da quelle regioni immutabili.

>> La conversazione >> Marina Mariani

Cosa ti piace della vita?


- Cosa ti piace della vita?
- Il fatto di non dovermi adattare a nulla. Sono stato condannato a essere un originale
- E' la stessa cosa che piace a me
- In realtà ciò che mi piace é la vicinanza che provo con me stesso. In ogni momento so che cosa accade. Non sono distratto da una vita. I primi anni era terribile, ma ora mi sono abituato..Ne godo..Nessuno ha influenza sulla mia vita, ogni bellezza è puro accidente..sono pronto in ogni momento a ritornare sulla casella della solitudine.

>> Il teorema di Almodovar >> Antoni Casas Ros

forse, per quelli bravi, passare per la sofferenza della solitudine diventa un bottino accumulato, una valigia pronta sopra l'armadio, un kit di sopravvivenza da portare in borsetta. da tastare ogni tanto con la mano, a conferma che si è attrezzati, quando due occhi di fronte cercano uno spiraglio in cui infilarsi.
Ma a chi non è capitato, chi ha la valigia e salvadanaio vuoti, e neanche un impermeabile trasparente appallottolato da qualche parte, al confronto può capitare di sentirsi uno sprovveduto, impreparato, superficiale e esposto, e il dubbio insinuoso di non essere di quelli bravi può mortificare.

non è facile

mi sto impegnando ad accettare l'infelicità, per favore non distogliermi.

mercoledì 8 aprile 2009

I miei amici


I miei amici
non mi cercano, non m'invitano a pranzo,
non mi telefonano mai;
non mi mandano auguri per Natale
ma sono miei amici.

Non mi fanno regali,
non m'aiutano a vivere
con raccomandazioni o altre cose;
ma mi aiutano a vivere
perché sono miei amici.

Noi non c'incontriamo in piscina,
non combiniamo le vacanze insieme,
non facciamo progetti di lavoro.
Non ci portiamo scambievolmente le sigarette
né la busta del latte
quando l'altro è ammalato;
non ci raccontiamo i reumi e le tasse.

Non ci facciamo carezze d'amore
né di solidarietà
né di pietà.

Pure - bisogna dar credito
al prodigio; e la geometria
non è favola -
le nostre esistenze parallele
s'incontrano in un punto
all'infinito.


>> La Conversazione >> Marina Mariani

lunedì 6 aprile 2009

con quella sua leggerezza che adoro


Mia madre accarezza la testa del cervo quasi fosse un cane, con quella sua leggerezza che adoro. Lo straordinario non riesce mai a sorprenderla, solo la mediocrità arriva a contrariarla.

>> Il teorema di Almodovar >> Antoni Casas Ros

averne.

giovedì 2 aprile 2009

non camminiamo più allo stesso modo



Una piccola sala di quartiere. Ce ne sono ancora, I sedili un po’ sfondati. L’odore antico di tutti i sogni, di tutte le paure, di tutte le speranze di trovare l’amore che hanno appena vissuto i personaggi. Il desiderio che la nostra vita sia finalmente grandiosa. Che vi compaia una grande passione, anche se dovesse distruggerci. È questa questa l’assunzione di rischio che ogni grande film ci regala. Usciti dalla sala buia, qualche lacrima trattenuta, qualche lacrima sulla nullità della nostra vita, non camminiamo più allo stesso modo. Tutti i grandi film ci rendono titubanti, ci lasciano per un momento o per l’eternità in quella sensazione come di plancton, un po’ molle, a galleggiare tra due acque. Con la vaga percezione che potremmo finalmente vivere come eroi, che potremmo attraversare la vita invece di sfuggirla. In quei momenti di grazia sentiamo la nostra fragilità, palpiamo la nostra carne indecisa, permettiamo al sogno intenso della bellezza di sorgere e di portarci via. Poi si delinea la paura. La necessità di mantenere una cornice, delle forme, una funzione sociale. Io sono tutto ciò che i grandi film illuminano dentro di noi, quella possibilità di agire liberamente. Chi non ha sognato, dopo una proiezione di scomparire? Di non vedere più la famiglia, gli amici, di non andare più a lavorare l’indomani, di non essere più quello che tutti conoscono? Di stabilirsi in una nuova città, assumendosi finalmente il rischio di compiacere solo se stesso?
[..]
Ogni opera d'arte risveglia in noi ciò che l'essere ha di più vivo, di più sovversivo, di più libero. Il dolore è intenso. Vorremmo riscrivere la sceneggiatura della nostra vita. In tutta l'esistenza sembra mancare il dramma assurdo che ci avrebbe spinto a vivere come se dovessimo morire domani. Moriremo domani nessuno se ne rende conto. Il cinema fa emergere questa consapevolezza. Non abbiamo avuto ancora il tempo di essere eroi. Troppa gente da accontentare. Ma viene un momento in cui non possiamo più accontentare neppure noi stessi, ed é allora che la morte diventa tragica.

>> Il teorema di Almodovar >> Antoni Casas Ros

mercoledì 1 aprile 2009

non sono una vera blogger

mi sono scordata del primo compleanno del louniverso.
disastro.

martedì 31 marzo 2009

la cosa più audace


Vuoto coscienziosamente la caffettiera di caffè etiope, mi gusto le tre fette di pane tostato ricoperte di scaglie sottili di pecorino e rimango là, sul vecchio divano, sotto la tettoia. Sogno. Sogno. Sogno. Mi rendo conto di riempire la mia vita di atti inutili, come per mascherarne meglio il vuoto. Non fare nulla sarebbe di gran lunga la cosa più audace, la sola che forse potrebbe farmi riconquistare l'estensione.

>> Il teorema di Almodovar >> Antoni Casas Ros


é bello ogni tanto sentire di non essere soli a pensarlo.

lunedì 23 marzo 2009

L'arte della gioia di Goliarda Sapienza

Questa é Goliarda Sapienza



ho appena finito di leggere il suo L'arte della gioia.

se qualcuno me l'avesse consigliato avrebbe guadagnato la mia riconoscenza in modo smisurato, ma ci sono arrivata da sola (ed essere riconoscente verso me stessa non funziona mica tanto, ma ci posso sempre lavorare)

"L'arte della gioia è un libro postumo: giaceva da vent'anni abbandonato in una cassapanca e, dopo essere stato rifiutato dai principali editori italiani, venne stampato in pochi esemplari da Stampa Alternativa nel 1998. Ma soltanto quando usci all'estero - in Francia, Germania e Spagna - ricevette il giusto riconoscimento."

queste poche righe credo possano bastare ad incuriosire, poi in rete si trova tutto trama, biografia e commenti entusiasti.

in particolare qui
l'arte e la gioia di Goliarda Sapienza

c'è una testimonianza molto piacevole per chi si è affezionato a Goliarda attraverso la lettura del suo scomodo, lucido, indipendente, nudo, travolgente, pensato e rivoluzionario "l'arte della gioia".

Una piccola raffinatezza..in libreria si trova le edizione Einaudi, ma la prima casa editrice che ha pubblicato il romanzo é Stampa Alternativa, presso il loro sito ho visto che il romanzo è acquistabile in edizione speciale.

parlano tanto del primo amore


E che dire delle nostre sere e notti? Poterle fermare!
Questo ritrovarsi soli, le mani nelle mani, gli occhi negli occhi, a raccontarsi impressioni, intuizioni parole?
- Parlano tanto del primo amore, eh Marco? Mentono come per tutto il resto.
- E' così Modesta, anch'io non avrei mai immaginato, e purtroppo bisogna arrivare alla nostra età per saperlo. Hai visto oggi sul ponte come ci guardavano quei ragazzi? Ho quasi avuto la tentazione di dirglielo ma non mi avrebbero creduto.

No, non si può comunicare a nessuno questa gioia piena dell'eccitazione vitale di sfidare il tempo in due, d'essere compagni nel dilatarlo, vivendolo il più intensamente possibile prima che scatti l'ora dell'ultima avventura.

>> L'arte della gioia >> Goliarda Sapienza

venerdì 20 marzo 2009

ci si innamora perché


- Se tu fossi costretto a stare sempre solo in tua compagnia, come staresti?
- Beh, me lo posso immaginare! diventerei pazzo, mi annoierei.
- ecco! Io credo che, a parte l'attrazione dei sensi che è cosa ancora più oscura di quante ne hanno dette Schopenhauer, poi..
- Ah, si che dice?
- Vedrai tu, non mi va ora...a parte..no! non a parte, perché i sensi seguono l'intelligenza e viceversa, mi pare che ci si innamora perché col tempo ci si annoia di se stessi e si vuole entrare in un altro. Ma non per quella idea bellissima ma troppo fatale della mela di Platone, sai no?
- Sì, sì.
- Si vuole entrare in altro sconosciuto per conoscerlo, farlo proprio come un libro, un paesaggio. Infatti poi, quando l'hai assorbito, ti sei nutrito di lui fino a che é diventato parte di te stesso, ti ricominci ad annoiare. Tu lo leggeresti sempre lo stesso libro?
- Per carità!
- Ecco ti annoi! e senza saperlo cominci ad avere fame d'altro di altri mondi, altre fantasie. Certo, un marinaio sbarcato pieno di paesaggi nella testa può stare un anno, due anni a girare i vicoli, ma poi il desiderio di una nave lo riprende e lo ritrovi al porto a guardare con nostalgia il mare. Che ne dici, è una balordaggine?

>> L'arte della gioia >> Goliarda Sapienza

lunedì 16 marzo 2009

quella parola..


Piange finalmente fra le mie braccia, e per calmare il tremore di smarrimento che l'ha preso posso dire quella parola senza senso che ha potere, se usata in dosi giuste come certi veleni, di alleviare il dolore.

>> L'arte della gioia >> Goliarda Sapienza

..sempre

versai


Senza più esitare, riaprendo gli occhi, versai nel suo sguardo che come un vaso raccoglieva emozioni, lacrime, durezze e dolcezze senza incrinarsi, tutte le tappe gioiose e aspre di quella che allora mi appariva la mia lunga vita.

>> L'arte della gioia >> Goliarda Sapienza

venerdì 13 marzo 2009

monosillabi

non va

martedì 10 marzo 2009

notturno

umilia e mortifica fare paura

lunedì 9 marzo 2009

transit - path

un pò perchè davanti a questa foto ho sostato. e son tornata.
un pò perchè è stata una giornata di passaggio.
un pò perchè "le foto a colori son più difficile da fare di quelle in bianco e nero"

>> Path Transit >>Brigitta Lund

lunedì 2 marzo 2009

e tu sogni di loro



Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole
,

e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,

e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro


E sì, anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare
:

per stupire mezz'ora basta un libro di storia,

io cercai di imparare la Treccani a memoria,
e dopo maiale, Majakowsky, malfatto,
continuarono gli altri fino a leggermi matto.

>> Un Matto >> Fabrizio De Andrè

imparai a leggere i libri


Imparai a leggere i libri in un altro modo. man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel 'mio' contesto.

>> L'arte della gioia >> Goliarda Sapienza

ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole


Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore, esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali… E poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione.

>> L'arte della gioia >> Goliarda Sapienza

venerdì 27 febbraio 2009

senza il permesso della mia intelligenza


Era mia intenzione fino a qualche minuto fa, di fronte al ricordo di una delle tappe d'obbligo che la vita ci impone: quella di essere abbandonati o di abbandonare, di tacere l'episodio dell'abbandono di Carmine. Ma le sue parole si sono impadronite del diritto di vivere senza il permesso della mia intelligenza, come è sempre nelle “vicende del cuore”. Ma non preoccupatevi. Non starò a raccontarvi passo per passo la lotta che ognuno conosce per dimenticare. Soffrii esattamente come tutti.

>> L'arte della gioia >> Goliarda Sapienza

mercoledì 25 febbraio 2009

cosa spinge il mio passo?


Cosa spinge il tuo passo
per astruse, insolute
stagioni,
tu che scolori al più lieve
calore
e cadi spezzata
al più lieve agitarsi
d'ombre sul prato?

>> L'arte della gioia >> Goliarda Sapienza


me lo domando anch'io.

sabato 21 febbraio 2009

cosa ne farò di tutto questo tempo che sarà la mia vita?


Et maintenant que vais-je faire
de tout ce temps que sera ma vie
de tous ces gens qui m'indiffèrent
maintenant que tu es partie.
Toutes ces nuites, pourquoi pour qui
et ce matin qui revient pour rien
ce coeur qui bat, pour qui, pour quoi
qui bat trop fort, trop fort.

>> Et maintenant >> Fleurs 2 >> Franco Battiato

venerdì 20 febbraio 2009

quando sarà buio


Mando un fax a Kim: Umore nettamente migliorato.
Comprato pallone rosso.
Mi sdraio sul divano con il pallone posato sul petto.
Adesso aspetto che arrivi sera.
Quando sarà buio voglio andare giù in cortile a lanciare il pallone contro il muro.
Non vedo l’ora.

>> Naif.Super >> Erlend Loe

giovedì 19 febbraio 2009

Ma siamo ancora così primitivi?

io e queste persone passiamo insieme 1 ora 2 volte alla settimana in una sala d’aspetto. siamo più o meno coetanee e inserite in un contesto sociale molto simile, ma io con queste persone non riesco a parlarci. credo che la vita ci abbia offerto più o meno le stesse opportunità per crescere e farci una visione del mondo e di noi stesse e non riesco a spiegarmi cosa faccia la differenza, mi chiedo perché io non riesca ad inserirmi nei loro discorsi, perché io sono sempre così distaccata dalla realtà mentre loro sono così dentro, così impastate nel quotidiano. loro chiacchierano per un ora. raccontano di cosa fanno di solito. come se fosse interessante. come se ci credessero. io mi porto un libro da leggere. ma le sento.
recentemente forse prendendo spunto da qualche scontro in qualche talk show decretavano scaldandosi scandalizzate che alla domanda “vorresti che tuo figlio fosse etero o omo?” era ovvio rispondere etero.
a me non sembra affatto ovvio. io vorrei che mio figlio si amasse. cercasse di capire chi è, stesse attento ai mutamenti del suo io, fosse in sintonia con se stesso; ma non è tutto qui, vorrei che mio figlio avesse la fortuna d’innamorarsi tanto da riuscire ad uscire da se ed esplorare il meraviglioso mondo di qualcun altro. fonte per lui d’incanto, di magia, di nuove scoperte. che sesso abbia il proprietario del meraviglioso mondo per me è davvero indifferente. così come mi sono indifferenti la sua altezza, il suo colore degli occhi o gli altri dati che sono riportati sulla carta d’identità. altrettanto vorrei che fosse indifferente per mio figlio. davanti ad un tale regalo, che la vita non sempre concede, che senso ha farsi condizionare dal colore rosa o azzurro del fiocco con cui è impacchettato? davanti ad un tale regalo c’è solo da far festa. perciò trovo insensata la classificazione in etero e omo. vorrei che nessuna delle due categorie impedisse a mio figlio o a mia figlia di scoprire nell’altro un mondo degno e irrinunciabile; il sesso, inteso come atto sessuale, credo che verrà di conseguenza o siamo ancora così primitivi da farci guidare dall’istinto riproduttivo?
quello che mi auguro per mio figlio, lo auguro anche a me, lo auguro anche a voi che leggete, lo auguro a mia mamma e mio papà, lo auguro a quel cantante e a Benigni, lo auguro a chi è convito di essere etero, ma lo auguro anche a chi è convinto di essere gay.
poi c’è stato san Remo e l’intervento di Benigni..(certo il video sarebbe meglio, ma in certi posti di lavoro non si può vedere ;-) forse visto che l’ha detto la tv qualcosa depositerà nel cervello di queste persone:


Quando ci s'innamora si diventa uomini liberi. Ho sentito questa polemica sugli omosessuali... siccome è una storia, quella degli omosessuali, che è incredibile perché va avanti da millenni.

Da millenni gli omosessuali, lo dico con allegria, non sono fuori dal piano di Dio, non è che è un peccato, di peccati c'è solo una stupidita.

Gli omosessuali ci hanno dato dei doni enormi, enormi, e io gli sono grato, così come gli eterosessuali, è la stessa cosa.

Per rendere l'idea di quello di cui stiamo parlando, l'assurdità, ma davvero la ridicolaggine a volte. Voi immaginate, gli omosessuali sono stati seviziati, torturati, morti nei campi di concentramento, sapete perché? perché amavano un'altra persona! Non c'è delitto più infame!

Voi immaginate per gli eterosessuali la stessa cosa. Mettiamo il caso che un eterosessuale, io, una donna o uno di voi, s'innamora a 18 anni, 16, 15, all'età che vuole, focosamente, quella cosa che non si regge, di un'altra persona, l'uomo di una donna, la donna di un uomo, se si ribaltassero le cose, a un certo punto quando uno di voi s'innamora, lo prendono, lo torturano e lo uccidono perché s'è innamorato. Quello è il motivo, non ce n'è un altro.

Gli omosessuali sono stati torturati perché amavano un'altra persona. Lasciate stare il sesso, sono affari loro, sono due persone adulte. Straordinario! Ma guardate è un'assurdità (applausi scroscianti).

E' talmente incredibile che si parli ancora così degli omosessuali, incredibile la rozzezza di qualsiasi accenno! Sono persone che amano, amano persone dello stesso sesso. Non è che finisce la razza, come ha detto qualcuno. Sarebbe una scoperta darwiniana, che i dinosauri si sono estinti perché erano tutti omosessuali, no, no, ci sono altri motivi [risa del pubblico].

Io volevo dire, siccome nella storia dell'umanità gli omosessuali ci hanno fatto dei doni enormi e ci hanno indirizzato (così come gli eterosessuali, non c'è nessuna differenza). Potrei nominarne 500, si rimane stupiti dalla bellezza. Ecco volevo dire, di peccati non c'è che la stupidità.

E' proprio il sentimento dell'amore che caratterizza gli omosessuali, il piacere è un'altra cosa, ce l'abbiamo anche noi, ma è l'amore e quando c'è l'amore tutto diventa grande, finisce la mediocrità e allora non è la fede, nemmeno la fede rassicura, rassicura solo l'amore, più della fede.

Io, in questo senso, vi volevo leggere una lettera indirizzata a tutti noi, scritta alla fine del secolo scorso da una persona che amava un'altra persona del suo stesso sesso, adulto, un ragazzo di 20-21 anni, lui ne aveva 35. Ed è stato preso, torturato, messo in galera, in Inghilterra dove c'era una legge fino a poco tempo fa che ancora voleva mettere in galera gli omosessuali.

L'Inghilterra ha messo in galera, ai lavori forzati, il più grande poeta della sua epoca, la penna più fine di quell'epoca dove c'erano grandissimi scrittori, si chiama Oscar Wilde, è stato messo ai lavori forzati e dopo, quando è uscito, è morto di stenti dopo due o tre anni. In questa prigione ha scritto una lettera alla persona per la quale è stato seviziato, torturato, umiliato, offeso, messo ai lavori forzati e ucciso semplicemente perché amava, come un uomo una donna, una donna un uomo, un uomo un uomo, una donna una donna, un'altra persona. E la lettera che ha scritto Oscar Wilde indirizzata a tutti noi recita più o meno così:
Carissimo ragazzo, questo è per assicurarti del mio amore immortale ed eterno per te. Domani sarà tutto finito.
Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che questa idea, il mio amore per te e questa convinzione, ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi renderanno capace di sopportare le mie sofferenze e spero il mio dolore.
Poiché questa idea, anzi la certezza d'incontrarti ancora in un altro mondo è la meta e l'incoraggiamento della mia vita attuale. Oh possa io continuare a vivere in questo mondo per questa ragione.

Oggi un caro amico mi è venuto a trovare, gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi ha rassicurato: che a mia madre non mancherà mai niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento e l'idea che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva infelice.

Quanto a te, grazioso ragazzo dal cuore degno di un Cristo, quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, non rimanere qui, non esporti all'Inghilterra per nessuna ragione al mondo, parti per l'Italia e conquista la tua calma e componi quelle belle poesie che sai fare tu con quella strana grazia ti appartiene.

Se un giorno a Corfù o in qualche altra isola incantata potessimo trovare una casetta dove vivere insieme, oh, la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai.

Il tuo amore ha ali larghe ed è forte. Il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta. Il tuo amore è la luce di tutte le mie ore.

Se il fato ci sarà avverso, qualcuno scriverà, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato nobile e bello.
Se io sono stato il bersaglio di una terribile condanna è perché la natura di quell'amore non è stata compresa.

Tendo le mani verso di te, oh, potessi vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che il tuo amore veglierà sulla mia vita. Il tuo amore è la luce di tutte le mie ore.

Se io dovessi morire voglio che tu viva una vita serena e pacifica in qualche luogo fra fiori, libri e moltissimo lavoro. Fammi avere presto tue notizie. Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze.
Carissimo ragazzo, amatissimo e più amabile, io sono ora come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con amore immortale, Oscar."


p.s. La citazione "L'amore è superiore alla fede" è tratta dall'Inno alla carità di san Paolo (precisamente dalla Prima lettera ai Corinzi, 13,1).

domenica 15 febbraio 2009

é triste ma è così



Però, per ritrovare in questo modo il viso di Naoko, ci vuole un po’ di tempo. E col passare degli anni, il tempo si allunga sempre di più. E’ triste, ma è così. Mentre prima per ricordarla, mi bastavano cinque secondi, i cinque secondi sono diventati dieci, poi trenta, poi un minuto. Il tempo si è allungato pian piano, come le ombre al tramonto.E mi chiedo se di questo passo alla fine il suo viso non sarà inghiottito dall’oscurità. Non cè dubbio che la mia memoria si stia allontanando da Naoko.Proprio come io mi sto allontanando dal ragazzo che ero allora.

>> Norwegian Wood, Tokyo Blues >> Murakami Haruki

e succederà anche a noi.

sabato 14 febbraio 2009

dove siamo andati a finire noi due?


Eppure ancora adesso la prima cosa che affiora nella mia mente è proprio quel prato tra le montagne. L’odore dell’erba, il vento che portava dentro di sé un gelo sottile, il profilo dei monti, l’abbaiare di un cane: sono queste le cose che per prima mi si affacciano alla mente. Chiarissime. Talmente chiare che ho quasi l’impressione, se allungo la mano, di poterne seguire i contorni con le dita ad una ad una. Ma in questo paesaggio non ci sono figure umane. Non c’è nessuno. Naoko non appare, io nemmeno. E mi chiedo dove siamo andati a finire noi due. Come è potuto succedere? Dove è andato a finire tutto quello che ci sembrava così prezioso, dov'è lei e dov'è la persona che ero allora, il mio mondo? Ma è inutile, ormai non riesco nemmeno a ricordare facilmente il viso di Naoko. Quello che mi resta è solo lo sfondo: un paesaggio senza figure.

>> Norwegian Wood, Tokyo blues >> Murakami Haruki

si guarisce


-Qui in sette anni di gente ne ho vista andare e venire tanta, per ciò ormai sono un'esperta. La differenza tra le persone che sanno aprire il cuore, e quelle che non lo sanno. Tu sai aprirlo. Ma solo quando dici tu, beninteso.-
-E se uno lo apre cosa accade?-
Sempre senza posare la sigaretta Reiko appoggiò le mani sul tavolo e con aria divertita disse:
-Si guarisce.-

>> Norwegian Wood Tokyo Blues >> Murakami Haruki

venerdì 13 febbraio 2009

la mia quiete è inquieta


finalmente una pausa.
la burrasca che mi sballottava qua e là, sembra quietata. sarà questo sole..
ma c'è una parte di me che non ci crede e sta di sentinella.
Vorrei tanto stendere i miei panni fradici e riposarmi al vento, ma
ho paura che se slego il mio fagotto che se liberò i mie piedi, non sarò pronta a fuggire in fretta.
ho paura che se apro il mio cuore se mi concedo un sorriso, da quella breccia possa entrare un tuono tremendo che spargerebbe i miei pezzi irrimediabilmente.
ho paura che se torna all'improvviso posso anche impazzire.

mercoledì 4 febbraio 2009

E' come se il mio corpo si dividesse in due parti


- Non riesco a parlare molto bene, - disse Naoko. - Ho questo problema già da un po' di tempo. Ogni volta che cerco di dire qualcosa, mi vengono sempre le parole meno adatte, se non addirittura opposte a quelle che vorrei dire. E se cerco di correggermi, mi confondo ancora di più e peggioro la situazione al punto che alla fine non so più nemmeno quello che volevo dire. E' come se il mio corpo si dividesse in due parti che giocano a rincorrersi. E al centro c'è questa colonna immensa e le due parti continuano a rincorrersi girandoci attorno. Ad afferrare le parole giuste è sempre l'altra parte, e io non riesco a starle dietro-.Naoko sollevò il viso e mi guardò negli occhi. -Puoi capire una cosa del genere?

>> Norwegian Wood >> Murakami Haruki

io lo so


- Come mai a te piacciono sempre le persone così - disse Naoko - Abbiamo tutti qualcosa di squilibrato, qualcosa che non funziona, tutte persone che non sanno nuotare come si deve e che vanno sempre più a fondo. Siamo tutti così, in un modo o nell’altro: io, Kizuki, Reiko. Come mai non ti piacciono persone più normali?
- Io non penso che sia così, - dissi dopo aver riflettuto un momento. - Per me non avete proprio niente di squilibrato, né tu né Kizuki né Reiko. Le persone che sembrano squilibrate a me sono tutte quelle che vanno in giro per il mondo senza nessun problema.
- Ma noi lo siamo, squilibrati. Io lo so, - disse Naoko.

>> Norwegian Wood >> Murakami Haruki

lunedì 2 febbraio 2009

fatto! #1

Tutte le cose che fatte da certe persone mi manderebbero fuori di testa per l’ammirazione, ma che se le faccio io non è mai la stessa cosa!
Ovvero mille e uno modi per cercare di volersi bene e sentirsene appagati.



#1 Lisciare benebene la carta del cioccolatino

venerdì 30 gennaio 2009

manca ancora parecchio..



- ..già! é dura diventare adulti.
- Sì, è vero, è un lungo viaggio.
- Fammi sapere quando arriviamo
- Tranquilla te lo dico io, tu continua a remare, che io continuo a sorridere.
- Siamo arrivate?
- No manca ancora parecchio..



>> La felicità porta fortuna >> Mike Leigh

..per fortuna!

e rimango allucinato


La parola amore mi esce dalle labbra senza fatica, mi esce dal cuore come se la coniassi per la prima volta.
E rimango allucinato perché è come se non la conoscessi.
E’ tua, è solo tua.
Ogni volta è te nell’immediato. Ogni volta è più precisa, ogni volta si chiarisce, ogni volta ci vede meglio, ogni volta è sempre meno sfocata e miope.
Ti dico amore, ti chiamo amore e i tuoi occhi appaiono sempre di più i tuoi occhi.

>> E lasciamole cadere queste stelle >> Filippo Timi

non sono solo nel mondo


Ho cercato, lo sai e te lo giuro, di resisterti e non c’è stato verso.[]
Cammino per la strada e ho dentro il tuo sguardo.
Non sono solo nel mondo.
Ogni volta che vedo una cosa bella io la vedo due volte, la gusto due volte, la amo due volte, una per te e una per me.

>> E lasciamole cadere queste stelle >> Filippo Timi

lunedì 26 gennaio 2009

che bella sensazione


Poi stamattina anche se cerco nelle mie paure, il sentimento per tremare non lo trovo.
Che bella sensazione.

>> E lasciamole cadere queste stelle >> Filippo Timi


ecco cosa vorrei per me nel 2009, una mattina così.

domenica 25 gennaio 2009

a volte

a volte
essere liberi non significa andare via,
ma scegliere di rimanere.
a volte.

lunedì 19 gennaio 2009

però c'è sempre il gelato






ho pensato di mangiare la colazione per cena..
e poi magari una volta mangiamo la cena per colazione,





tanto per mischiare un pò le cose,
però c'è sempre il gelato per dessert



>> Me and you and everyone we know >> Miranda July

domenica 18 gennaio 2009

devo provare anch'io


Io ho fatto il mio bel proposito per l’anno nuovo. Vorrei fare la valletta delle telepromozioni. Mi piacciono da matti quelle mute che accarezzano i materassi. Le adoro. Il tipo pontifica sui pregi della materassa e queste prendono la coperta di lana merino e se la passano sulla faccia. Se la sfregano sulle guance gongolando. Ma in continuazione. Come se fosse una cosa che normalmente una casalinga fa. Di passarsi il plaid sulla faccia finché non le vengono i capelli elettrici. Devo provare anch’io. Così almeno quando Davide mi dice che son cretina un motivo ce l’ha.

>> La jolanda furiosa >> Luciana Littizetto

giovedì 15 gennaio 2009

e poi ti ammazzo


Io mi ammazzo,continuava a dire seria con una furia da avere paura.
Io mi ammazzo e poi ti ammazzo.
Che strana espressione, io mi ammazzo e poi ti ammazzo.
Mai avevo sentito frase più dolorosa di quella.

>> E lasciamole cadere queste stelle >> Filippo Timi


..può essere utile

venerdì 9 gennaio 2009

se tendi le orecchie


- Sai leggere nel pensiero, - disse Yumiyoshi. - E' già da un po' che sognavo un Bloody Mary. Come hai fatto a capirlo?
- Se tendi le orecchie, ascolterai. Se aguzzi la vista, vedrai, - sentenziai.
- Molto saggio. Lo ha detto qualche profeta?
- Io, modestamente. E' la mia filosofia di vita.

>> Dance Dance Dance >> Murakami Haruki

..e un pò capita anche me.

perchè ha smesso di bruciare al suo interno


A questo punto si può ben dire che la stella è morta,
perchè ha smesso di bruciare al suo interno.
Però resterà incandescente ancora per un pezzo.

>> stelle, galassie e misteri cosmici >> Jonathan Lindstrom


e io?
brucio ancora al mio interno? sono viva? o solo ancora incandescente?
cosa brucia dentro di me? nella mia pancia? gelosia, paura di perdere, senso d'inadeguatezza sono morse nello stomaco, sto cercando di metterle a tacere, di smontarle, di non lasciarmi trascinare, di spegnerle sul nascere, mi chiedo se sto facendo bene, qualcos'altro prenderà il loro posto? non potrebbero essere la spinta a mantenersi vivi? ma nel vero senso di mantenersi e di vivi. La paura di una perdita non potrebbe essere il motore che mi tiene viva? se bastassi a me stessa, se arriverò a bastare a me stessa avrò ancora voglia di essere viva?

e le persone che ho intorno?
bruciano dentro? sono vive? o mi circondano dei morti incandescenti?
sotto un cavalcavia di firenze, dal finestrino la scritta veloce mi è passata accanto:
SONO VIVO IN UN MONDO DI MORTI
qualcuno ha scritto col lo spray rosso.
quel grido mi si è aggrappato all'anima, un avvertimento..attenta a dove vai, attenta a con chi stai, un dubbio disperato: sono sola.


A questo punto si può ben dire che la stella è morta,
perchè ha smesso di bruciare al suo interno.
Però resterà incandescente ancora per un pezzo.


e voi?