Sente su se stesso la minima ferita dell'altro.
Ha la crudeltà di uno che non lotta, che sente la ferita prima.
Rifugge dallo scontro, tutto incide nella sua carne, e al nemico non accade nulla.
Quando in una lettera le scrive qualcosa che potrebbe offenderla, glielo fa notare nella lettera seguente, la costringe a rendersene conto, si scusa di nuovo; lei non s'accorge di nulla, in genere non sa nemmeno a che cosa lui si riferisca.
>> L'altro processo - le lettere di Kafka a Felice >> Elias Canetti
mercoledì 13 maggio 2009
su se stesso
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kafka,
orecchie nei libri
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