martedì 30 marzo 2010

confrontarsi con l'infelicità


La bellezza che era soltanto bellezza mi pareva vuota, Raffaello mi diceva poco, ma la bellezza che portava un fardello, gravata da una passione, da un'infelicità, da tetri presentimenti, mi attraeva e mi incantava. Era come se la bellezza non fosse qualcosa di distaccato e di separato, indipendente dagli umori e dalle contingenze del tempo, ma al contrario dovesse confrontarsi con l'infelicità, quasi sopportare il peso di una grande angoscia, e solo se in ciò non si consumava, ma anzi manteneva intatta e indomita la propria forza, solo allora avesse il diritto di chiamarsi bellezza.

>> La lingua salvata >> Elias Canetti

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