La bellezza che era soltanto bellezza mi pareva vuota, Raffaello mi diceva poco, ma la bellezza che portava un fardello, gravata da una passione, da un'infelicità, da tetri presentimenti, mi attraeva e mi incantava. Era come se la bellezza non fosse qualcosa di distaccato e di separato, indipendente dagli umori e dalle contingenze del tempo, ma al contrario dovesse confrontarsi con l'infelicità, quasi sopportare il peso di una grande angoscia, e solo se in ciò non si consumava, ma anzi manteneva intatta e indomita la propria forza, solo allora avesse il diritto di chiamarsi bellezza.
>> La lingua salvata >> Elias Canetti
martedì 30 marzo 2010
confrontarsi con l'infelicità
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